Questa è una constatazione eccessiva, ma naturale se si guarda la rete negli ultimi tempi.
Sembriamo davvero tutti arrabbiati, e io per primo mi ci metto visto il periodo decisamente negativo che ho passato.
Ma quanto lo siamo davvero?
Perché a voler cercare il capello, ho il sospetto che molte persone che su facebook, ma anche su forum e simili, si sfogano urlando frasi e cattiverie verso il personaggio più o meno noto di turno, non siano davvero arrabbiate con il bersaglio del loro inveire.
C’è talmente tanto malcontento in giro, per i motivi più disparati, che sembra facile prendersela con il primo che capita.
Oggi tocca a te, domani tocca a me.
Prendiamo ad esempio le ultime vicende che hanno come protagonista Bersani, ex segretario del PD.
Premetto che il discorso non ha nulla a che vedere con la politica, sia mai, ma è indubbio che il calderone di robe che si sono susseguite in questi giorni sia sotto gli occhi di tutti.
Le sue condizioni di salute, al di là di quello che può o non può interessare, sono diventate il mezzo con cui augurare morte e dolore ad una persona che, a conti fatti, è solo un altro bersaglio per sfogare una rabbia troppo repressa. Dubito che le persone che sui social network si sono fiondate a maledire il politico ce l’avessero proprio con lui.
Personalmente, intendo.
Quindi la rabbia viene da altro, e non si aspetta che un passo falso o una disgrazia per puntare il dito, nel migliore dei casi.
Se tutto avvenisse esclusivamente ad un livello di notorietà elevato, potrei quasi cercare di capirlo. Il fatto è che ci si incattivisce anche per cavolate talmente insulse che il giorno dopo viene da chiedersi se sia stato tutto vero.
Altro esempio, stavolta pescato in casa mia.
Qualche giorno fa segnalo il concorso che sto portando avanti in un forum. Tutto bello, tutto bene e tante persone contente. Almeno fino a quando non è arrivato qualcuno dicendo che il premio è talmente esiguo che nemmeno ci si mangia una pizza. E ha ragione, non lo metto in dubbio, ma dalle mie parti si dice “meglio di un calcio nelle palle”, no?
Ma se si fosse fermata qui avrei incassato e bon. Invece, gli stessi soggetti, sono poi andati in visibilio per un altro concorso, il cui premio era un ebook… pergiunta gratuito.
Ecco, di fronte a questo è inevitabile che ci si ponga la domanda fatidica: perché allora ti infervori per il mio “esiguo” premio?
E vogliamo parlare di Amazon e del sottobosco di autori autoprodotti?
Lì bene che c’è la rabbia.
Commenti e recensioni negative “perché sì”. Gente che organizza mattanze verso quello o quell’altro autore, solo perché non fa parte della propria cricca di amiketty.
Già la scrittura e l’editoria sono un campo minato, se si continua così non ci si deve lamentare poi che in Italia non si legge.
Chi vorrebbe leggere il libro di qualcuno che si è fatto strada a suon di cadaveri?
Ok, forse qualcuno sì, ma non è questo il punto…
Solo voglia di discutere, di creare la coltura adatta per un bel flame e magari avere così la possibilità di sfogarsi.
Poi dopo, quando si stacca il pc, non è cambiato nulla. Ma intanto si è potuta vomitare qualche cattiveria verso uno sconosciuto solo per il gusto di farlo.
La rete ha un potenziale enorme, lo capirebbe anche un folle, ma così, scusatemi, è come buttare tutto nel cesso.
Tirando l’acqua anche un paio di volte per essere sicuri che non rimanga niente attaccato alla tazza.
Pensateci, la prossima volta che vorreste inveire verso qualcuno solo perché nello status appena pubblicato ha usato una parola che voi trovate poco bella.
Oggi a me, domani a te.
Non dimenticatelo…