Così appare quest’immagine in un salone in penombra, illuminata solo discretamente dai faretti per non sciupare la sua incantevole perfezione: un quadro piccolo, incorniciato con un largo legno dorato, dipinto nel 1665 da Jan Vermeer, un pittore quasi dimenticato dopo la sua morte e riscoperto solo a fine ‘800 dalla critica d’arte. Era un buon padre di famiglia e rispettabile borghese di Delft, Vermeer, dipinse quadri di ambiente borghese, interni semplici, dove il silenzio e la solitudine permeavano l’atmosfera, con soggetti tratti dalla vita quotidiana, ma vera protagonista è la luce: il pittore cercava la luce – e questo lo accomuna a tanti artisti - …ma ha trovato altro.
“Vermeer più che la luce ha trovato il colore, un colore vero, dato nella sua assolutezza di colore. Se in Vermeer la luce conta, è perché anche la luce ha un colore, il colore di luce, e quel colore lo vede come un colore per se stesso, come luce, e ne vede, e ne isola, anche, se è vista, l’ombra, vincolo indissolubile di luce. Nemmeno i volumi contano per lui, intrisi di luce, macerati dalla luce, balzati in avanti, protesi ventri gravidi, con tanto pudore, tanta ansia, con tanto dolce trepidare da lui ritratti. Conta il colore. Son dunque fantasmi quelle persone, la moglie, o una figlia, o lui stesso, quelle persone familiari ritratte, quegli oggetti consueti, evocati? E’ possibile. Il vero resta nella giusta sua misura, pure scappandone e divenendo metafisico, facendosi idea, forma immutabile, per non divenire alla fine se non puro colore, o meglio, accorta misurata distribuzione di puri colori, l’uno nell’altro compenetrandosi, l’uno dall’altro isolandosi” (Giuseppe Ungaretti, 1967)
Chi meglio del “poeta della luce” può descrivere da suo pari l’essenza di un’arte pittorica affascinata dalla luce? La “Ragazza con l’orecchino di perla” è per sempre un’icona, e chi la vede non la dimentica più: è diventata parte del nostro inconscio collettivo, per noi tutti che abbiamo bisogno di fissarci modelli universali di riferimento. Molti l’hanno paragonata a una Gioconda del Nord, molti critici hanno contestato la mostra bolognese: ma in soli tre mesi 600.000 occhi hanno osservato per qualche attimo, attentamente o distrattamente non importa, un momento di vera e assoluta Bellezza, che ha portato sollievo e arricchimento in un mondo che ne ha un bisogno estremo.
Nella bellissima mostra bolognese che chiude il 25 maggio 2014 “Il mito della Golden Age: da Vermeer a Rembrandt” hanno trovato posto splendidi quadri dei grandi paesaggisti olandesi, le nature morte, i ritratti, quattro splendidi Rembrandt e altri quadri di Frans Hals, Ter Borch, Claesz, Van Goyen, Van Honthorst, Hobbema, Van Ruisdael, Steen (tutti provenienti dal Mauritshuis a L’Aia), ma la “Ragazza” è rimasta assoluta e unica protagonista perché ha colpito al cuore, più che alle menti.
"Donna che legge una lettera alla finestra": particolare
La luce di Vermeer
(1657-59). Dresda, Gemaldegalerie
"Ragazza sorridente con soldato": particolare
(1655-60). New York, Frick Collection
"La lattaia": particolare (1668-70) Amsterdam, Rijksmuseum. Notare le perle di luce
"Fantesca che porge una lettera alla signora": particolare
(1666-67). New York, Frick Collection
"Allegoria della fede cattolica": particolare - notare le
perle di luce - ( 1671-74).
New York, Metropolitan Museum