La ragazza dei fiori morti
di Amy McKinnon
Edito da: Rizzoli
Prezzo: 11,90€
Genere: Thriller
Pagine: 309
Trama: Clara Marsh prepara i cadaveri. Li trucca, li veste di fiori, li rende presentabili per la veglia funebre, così chi li ha amati in vita può guardarli un’ultima volta con l’illusione che niente sia mutato. Nel passato di Clara ci sono abbandoni e violenze, e forse per questo il suo presente è popolato solo dalla discreta vicinanza dei morti e dal silenzioso dialogo con i fiori. Ma tutto cambia nel momento in cui Trecie mette piede nel freddo laboratorio delle pompe funebri. Chi è quella strana bambina, troppo fragile, indifesa e giovane per un posto del genere? Da principio Clara cerca di non far caso a lei, ma quando la ragazzina smette di andare a trovarla e l’agente Sullivan le chiede di collaborare alla soluzione di un brutto caso di pedofilia, un bivio si apre davanti ai suoi occhi. Se il Male decide di sfidarti hai solo due possibilità: lasciarlo vincere o combatterlo. Una sofisticata indagine poliziesca che, come “Amabili resti” di Alice Sebold, sa avvolgere il lettore in un ritmo febbrile e sovrannaturale, trascinandolo verso un finale inesorabile.
Premetto che non sono un amante dei gialli, anzi, generalmente li evito. Questo libro mi è stato regalato e la trama era anche particolarmente accattivante e perciò la scorsa estate, in un pomeriggio di noia l’ho preso in mano e sfogliate le prime pagine non mi sono più fermata. Questo libro inizia con una lentezza estenuante, anche i colpi di scena sono pigri e flemmatici. Il libro si fa via via più incalzante gradualmente procedendo verso i 2/3 del romanzo. I personaggi sono analizzati superficialmente di volta in volta che si presentano o che compiono un azione tranne Clara, che è analizzata in maniera profonda.
Clara è una donna decisamente interessante, la sua oscura psiche è mostrata frammentata, dandoci quindi un senso di squilibrio. La sua passione per i fiori è un particolare stimolante (io adoro i fiori perciò capirete ancor di più il mio apprezzamento), la sua tricotillomania (urgenza di strapparsi ciocche di capelli ma anche ciglia, sopracciglia e, più in generale peli del corpo) la fa sembrare più reale di quanto già le sue caratteristiche abbastanza ben definite nel corso del libro non la facciano apparire, un ulteriore dettaglio utile al lettore per crearsi un’immagine completa a 360 gradi della nostra protagonista.
La descrizione di ogni evento, persona o luogo è delicata, uno stile forse poco adatto ad un thriller ma molto adatto al tema che in questo libro prevale: la violenza sui bambini.
Il finale è toccante, sconvolgente, un percorso alla riscoperta della morte dell’anima, un percorso quasi divino che mi riporta all’ambiente sacrosanto del Paradiso di Dante, fra meraviglie e luce, luce sprizzante, vitale in contrasto con un percorso la cui meta è la morte. La conclusione della vita non è più la disgrazia terrena degli umani, ma un’elevazione paradisiaca verso chi già ci ha lasciati ma che noi ritroviamo con un amore che non si è mai spento ma solo assopito. Non poteva esserci conclusione migliore però che la scelta di Clara: la vita.
Libro decisamente particolare nel suo genere, per chi poi è amante dei thriller è una chicca da non farsi sfuggire per nulla al mondo, ma anche per chi come me non apprezza particolarmente i gialli è sicuramente una lettura comunque consigliata poiché si distingue dal suo genere spiccando per delicatezza, una sorta di cura e attenzione per non ferire grandi e piccoli nella lettura di questo romanzo così toccante e purtroppo attuale nei suoi contenuti.