James Mallahan Cain dà voce – e corpo – ad una donna definita l’ “ultima dark lady della letteratura americana”, in realtà, personalmente, l’ho trovata principalmente descritta come un oggetto del desiderio, mediamente ingenua (voi mettereste l’ipoteca sulla casa per aiutare un cliente del bar dove lavorate?), con la classica, e un po’ banale, necessità di trovare un marito che la mantenga.
Va riconosciuta all’autore e alla protagonista l’attenuante del periodo storico in cui si svolge il romanzo e la giovane età della protagonista, ma qualche perplessità rimane.
Il destino di Joan sembra essere legato alla morte dei suoi uomini, sempre in circostanze misteriose, riuscirà lei ad uscirne indenne? E la verità sarà davvero quella raccontata, oppure esiste una spiegazione più occulta?
La narrazione in prima persona di eventi al passato focalizza l’azione sul microcosmo della protagonista. Un epicentro razionale che propone al lettore un’evoluzione comportamentale basata sul carattere della donna che da vittima degli eventi comincia a diventarne ispiratrice e suo malgrado, manipolatrice.
Il lettore finisce il romanzo consapevole di essere l’ultima, ennesima vittima di, questo sì, una femme fatale.
“La ragazza del cocktail” di James Mallahan Cain – Isbn Edizioni