L'Italia non ha passato le qualificazioni e moltissime sono le critiche che sono state mosse al povero Marcello Lippi, che subito dopo la fine della partita è corso negli spogliatoi calpestando uomini, donne e bambini, come quelli della terza classe nel Titanic che affondava.
Finita la partita, tutti giù a dire che i giocatori erano vecchi, che bisognava fare il ricambio generazionale. Eh, era necessario fare i giornalisti sportivi per dirlo, immagino: c'era Zambrotta che correva col catetere, lo teneva con le mani, ogni tanto si fermava, prendeva fiato, lo riassestava e poi ricominciava a correre.
In ogni caso, non mi pare giusto girare il dito nella piaga ed esaminare le condizioni psicofisiche di quei poveracci che erano in campo, anche perché la colpa è un pochino nostra, dico della trasmissione. Il ct della nazionale ci ascolta e ce ne ha dato la certezza quando, nel secondo tempo, ha schierato la stessa identica formazione che avevo consigliato io in una delle prime puntate di questa rubrica. Soltanto che a lui l'hanno pagato, io lo faccio gratis.
Adesso, i giornali si sono messi a fare a gara a chi mette in apertura il titolo più cattivo contro Lippi: Tutto Sport s'è buttato su un "È tutta colpa tua", Repubblica.it è per il "Che vergogna!" e di seguito tutte le altre testate. Però, il nostro commissario tecnico un esame di coscienza se l'è fatto, ha ammesso di essere il responsabile di questa Waterloo e io, che storicamente sento un forte trasporto emotivo nei confronti dei perdenti, ho deciso di fornirgli un elenco di possibili giustificazioni per gli errori che ha commesso.
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«Sono un uomo, non sono un santo, il pallone era troppo leggero, e comunque quando facevo le formazioni non potevo concentrarmi perché Gattuso mi prendeva a morsi nei polpacci».
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«Non mi avevano detto che erano i Mondiali. Pensavo di essere a Giochi Senza Frontiere e stavo aspettando soltanto il momento giusto per giocare il jolly».
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«Provateci voi a vincere i Mondiali con un cuoco che vi fa mangiare solo pane e Nutella. Avremmo preferito sponsorizzare lo yogurt della Marcuzzi così almeno arrivavamo in campo leggeri».
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Trattandosi di una prima donna, può sempre dire: «Avevo le mie cose e comunque m'è venuto un gran mal di testa».
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Infine, può fare come ogni italiano che si rispetti, può scaricare le responsabilità: «Nel 2006 l'allenatore ero sempre io e i giocatori erano gli stessi. Però c'era al governo Prodi: è Berlusconi che porta sfiga, prendetevela con lui» o anche: «Non potevo giocare le partite successive, ci sarebbe stato un legittimo impedimento».