Le immagini dell'attentato a John Fitzgerald Kennedy e le acrobazie di Roberto Benigni, la favola di Grace Kelly e il coraggio del giudice Emilio Alessandrini, passando per le guerre, i misteri italiani, i protagonisti della politica, dell'industria e dello spettacolo. E poi il ritratto dei Papi, le stragi di mafia, l'inchiesta sul G8, il caso Ilaria Alpi, le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia: un mix di costume, memoria e inchiesta.
Il programma si era aggiudicato nel gennaio 2012 a New York il prestigioso History Makers International, l'Oscar del Congresso mondiale dei produttori televisivi di storia. Riconoscimento assegnato, come recita la motivazione "per l'enorme impulso che ha dato alla crescita di questo genere di approfondimento televisivo in Italia". In quell'occasione Giovanni Minoli, ideatore curatore e conduttore, spiegò come, facendo il programma, aveva avuto la conferma che "la televisione è il più grande strumento per aiutare l'uomo a crescere. Chi non lo usa anche in questo modo si assume una responsabilità enorme. La memoria è importante: rendersi conto che a livello internazionale si accorgono di noi ci fa sperare che anche i palinsesti Rai tengano conto di più del nostro lavoro".
Per "La Storia siamo noi" parlano i numeri: ogni anno sono state trasmesse 312 ore su Rai 2 e Rai 3, di cui 52 seconde serate; 1.460 ore su Rai Storia. Il costo orario medio è di 25mila euro, meno della metà delle seconde serate delle tre reti Rai. Il pubblico televisivo, in questi lunghi anni, ha seguito con lo stesso interesse i temi più diversi: dallo speciale sull'11 settembre (che ottenne il 18,70% di share) all'inchiesta sulla "strana morte" di Papa Luciani (16,07%).
Nel maggio dell'anno scorso, quando le sorti della struttura di Minoli erano in bilico, l'Associazione documentaristi italiani scrisse una lettera aperta ai vertici Rai, l'allora direttore generale Lorenza Lei e l'ex presidente Paolo Garimberti, spiegando come solo nell'ultima stagione (settembre 2011-giugno 2012) grazie all'apporto dei programmi "La Storia siamo noi" e "Dixit", erano state realizzate circa 50 ore con società di produzione indipendenti italiane "innescando così" si legge nell'appello "un indotto virtuoso di creatività e occupazione fondamentale per l'industria dell'audiovisivo. La struttura è formata da cinquanta persone, per una produzione di circa mille ore di programmazione l'anno".
Ora che succederà? La direzione generale della Rai rassicura che il percorso continuerà. "Si è chiusa l'esperienza della struttura che curava le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia" dicono a Viale Mazzini "Il budget previsto è stato speso, quindi l'esperienza è finita. E' chiaro, però, che il rapporto della Rai con la cultura continuerà su Rai Educational grazie alla direttrice Silvia Calandrelli e ai nuovi progetti in cantiere come l'appuntamento condotto da Paolo Mieli e il programma dedicato alla Prima guerra mondiale, che sarà trasmesso anche in HD. Per quanto riguarda le persone che lavoravano con Minoli, si stanno riposizionando nelle varie strutture dell'azienda. Minoli era già in pensione per raggiunti limiti d'età, gli era stato fatto un contratto per curare gli eventi legati all'Unità d'Italia. Non è escluso che in futuro la sua esperienza non possa portare a nuove collaborazioni come autore".
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