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La Realtà in Trasparenza è che Tolkien non appartiene né alla destra né alla sinistra. Le lettere di J.R.R. Tolkien

Creato il 14 dicembre 2010 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

di Iannozzi Giuseppe

La Realtà in Trasparenza è che Tolkien non appartiene né alla destra né alla sinistra. Le lettere di J.R.R. Tolkien
La realtà in trasparenza è una selezione di lettere dal 1914 al 1973 di J.R.R. Tolkien a cura di Humphrey Carpenter e Christopher Tolkien. Il volume si contraddistingue per l’ampia scelta di lettere, molte volte personali, altre strettamente legate al lavoro di Tolkien in qualità di creatore di mondi fantastici. La realtà in trasparenza si lascia leggere come il migliore dei romanzi: anche nelle missive il professore oxfordiano Tolkien non lesina sullo stile e sulla chiarezza, e questa raccolta di lettere ne è la prova. Ben presto, leggendo il volume, ci si rende conto che è come se si stesse ascoltando la viva voce di Tolkien che racconta la propria vita investendola di una forte carica umana ma anche di una forte componente fantastica: John Ronald Reuel spiega con estrema delicatezza il suo rapporto con il mondo reale, con quello fantastico e lo fa senza assumere pose dottorali bensì con tutta umiltà, la stessa che caratterizza i suoi scritti sulla Terra di Mezzo.

La felice cernita delle lettere operata da H. Carpenter e C. Tolkien ci restituisce un uomo che giorno dopo giorno affronta la vita non senza interrogarsi su di essa: la fantasia e la vita per Tolkien sono fra di loro legate e non poche volte in risposta a colleghi, semplici ammiratori o contestatori del suo lavoro, J.R.R. Tolkien risponde sempre con gentilezza spiegando i motivi che l’hanno portato a inventare la Terra di Mezzo e come essa funziona. Tolkien non è soltanto il creatore del Signore degli Anelli, è anche un uomo con i piedi ben piantati per terra e quando si tratta di spiegare le ragioni del suo credo politico non esita a liquidare il nazismo come pura follia; è spesse volte critico nei confronti di quanti hanno ravvisato nelle sue opere una fede religiosa (o politica) reale, e avverte questi sprovveduti che la fantasia può essere tale solo quando è intesa come un mondo fantastico con delle sue precise regole che non sono, e non devono essere, necessariamente quelle del mondo reale.

Francia, fronte della Somme, marzo 1916, le truppe britanniche sono acquartierate fra casematte e trincee fangose; è un triste pomeriggio piovigginoso, però un ventiquattrenne ufficiale dell’11° fucilieri del Lancashire, stanco e annoiato di leggere pubblicazioni militari, quasi si estranea dal mondo della guerra e ritocca e perfeziona un linguaggio di sua invenzione, la lingua delle fate.
La saggezza quotidiana di John Ronald Reuel Tolkien conduce sempre lo scrittore ad accantonare le argomentazioni puerili e goffe, nonché la vita mondana, per ricercare realtà autentiche e perenni, ovvero gli elfi, le fate, gli alfabeti fantastici, i poemi d’amore. Tuttavia la guerra, lo sconvolgimento del mondo civile, ben presto lo vedrà costretto suo malgrado a schierarsi contro le pazzie politiche di Hitler: il mondo fantastico è quello che maggiormente interessa Tolkien anche quando la civiltà impazza per l’arianesimo; il suo atteggiamento nei confronti degli accadimenti politici è quasi apparentemente distaccato, un distaccamento apparente che in futuro gli avrebbe creato una fama postuma politica non proprio felice e assolutamente erronea.

Quando nel 1970 il Signore degli Anelli venne pubblicato in Italia da Rusconi, editore prettamente interessato a opere culturalmente di destra, molti videro in Tolkien un uomo del proprio partito politico. Per anni si sono consumate diatribe intellettualmente noiose e futili per accertare, con una certa arroganza, che Tolkien poteva essere o solo di destra o di sinistra; tuttavia la verità è che il professore oxfordiano era semplicemente un uomo gentile, un gentleman un po’ bizzarro, un accademico colto che condannava la guerra e l’arianesimo e leggendo La realtà in trasparenza questa verità emerge in tutta la sua inconfutabile chiarezza. In una lettera indirizzata a Christopher Tolkien del 1944, J.R.R. Tolkien fa il punto circa la politica di moda dei suoi giorni: “Non riesco a vedere differenze fra il nostro stile popolare e i decantati ‘idioti militari’. Sapevamo che Hitler, oltre ad altri difetti, era un piccolo furfante volgare e ignorante; ma sembra  che ce ne siano molti altri che non parlano tedesco, e che, nelle stesse circostanze, mostrerebbero di avere molte delle altre caratteristiche di Hitler.” A dirla tutta, J.R.R. Tolkien era inorridito dall’eventuale utilizzo ideologizzato dei mondi fantastici da lui creati; Tolkien nutriva una profonda convinzione dell’Eternità, del confronto fra il Bene e il Male. Le favole, a suo avviso, avevano tre volti interpretativi: quello mistico che guarda al soprannaturale, quello magico dedicato alla natura e infine lo specchio di scorno e di pietà che offrono all’uomo.

Chi guarda a J.R.R. Tolkien come a un mero personaggio della Terra di Mezzo è in errore: quello è il porto della fantasia e come ogni porto finisce per essere autonomo: “Io in realtà,” scrive Tolkien a Amy Ronald nel 1969, “non appartengo alla storia che ho inventato, e non voglio appartenervi.”
Chi era veramente J.R.R. Tolkien? Come viveva nella realtà di tutti giorni l’uomo capace di far parlare le fate, di far innamorare gli elfi e di perdersi negli intricati labirinti della Terra di Mezzo? In questo volume abbiamo finalmente la possibilità di scoprire Tolkien che parla di sé con assoluta onestà; Tolkien è un ragazzo entusiasta che durante la guerra, nel 1916, scrive alla fidanzata per comunicarle di aver inventato la lingua delle fate, ed è anche uno genio artistico che nel 1934, mentre in Inghilterra le discussioni sono tutte imperniate su Hitler, riesce a regalare al mondo Lo Hobbit, la quintessenza della capacità di sognare nonostante tutto, la poesia tradotta in immaginazione umana quanto fantastica.

La realtà in trasparenza non è una semplice raccolta di lettere, è soprattutto la vita di un uomo e di un maestro che non ha paura di mostrare al pubblico la sua genuina umiltà e la serena ingenuità ma colta per le faccende della vita reale e per quella fantastica.
Per quanti non hanno ancora compreso la levatura morale e artistica del grande scrittore, La realtà in trasparenza è uno strumento indispensabile per conoscere Tolkien da vicino, ma è anche, e soprattutto, un testo che dovrebbe essere letto da quanti oggi gridano a gran voce, con assoluta arroganza ora littoria ora bolscevica, di conoscere vita morte e miracoli del professore che seppe regalare al mondo la più bella storia fantasy mai scritta, quella del Signore degli Anelli. Le parole di J.R.R. Tolkien in queste lettere non lasciano scampo e spazio a quelle cattive interpretazioni così tanto di moda oggi di chi lo vorrebbe ridurre a una semplice icona di partito. Tolkien è Tolkien, non appartiene a nessun partito, se non a quello dell’umiltà: questo è il messaggio più alto che emerge da La realtà in trasparenza.

La realtà in trasparenza: lettere – J.R.R. Tolkien – a cura di Humphrey Carpenter e Christofer Tolkien – Traduzione dall’inglese di Cristina De Grandis – Collana I libri di Tolkien – Bompiani – ISBN 88-452-9130-8 – 530 pagine – 17,50 Euro


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