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"la realta' non e' come ci appare", attorno ai dubbi del fare scienza

Creato il 07 maggio 2015 da Alessandro @AleTrasforini

Quali sono i ' confini' della realtà circostante che l'occhio ed i sensi umani riescono a fermare?
Quanto la scienza è riuscita ad indagare nei confronti di quel che ancora è ( quantomeno parzialmente) sconosciuto e/o non si riesce a spiegare?
Quali dimensioni dell'infinitamente piccolo e dell'infinitamente grande rimangono tutt'ora incognite, velate di una dimensione che ancora non è stata risolta e/o tradotta in formule matematico-fisico-scientifiche? Attraverso quali ' codici' è possibile descrivere con consapevolezza quale sia davvero la struttura elementare delle cose? Quali paradigmi possono circoscrivere la realtà in termini scientifici ed aritmetici specifici? Quante ricerche devono ancora essere portate avanti per la traduzione del mondo esterno? A domande imponenti e pe( n)santi simili a queste la " lente" scientifica può e deve trovare le risposte necessarie per la piena comprensione del mondo esterno.
Per ogni domanda quante risposte potrebbero esistere?
Ad ognuna di queste domande cerca di fornire altre domande ed altr( ettant)e storie il libro " La realtà non è come ci appare - La struttura elementare delle cose", scritto da Carlo Rovelli e pubblicato da Raffaello Cortina Editore. Il perché di una pubblicazione simile risulta chiaro sin dal retro di copertina specifica:

"[...] Tempo, spazio e materia appaiono generati da un pullulare di eventi quantistici elementari.
Comprendere questa tessitura profonda della realtà è l'obiettivo della ricerca in gravità quantistica, la sfida della scienza contemporanea dove tutto il nostro sapere sulla natura viene rimesso in questione. Carlo Rovelli, uno dei principali protagonisti di questa avventura, conduce il lettore al cuore dell'indagine in modo semplice e avvincente.
Racconta come sia cambiata la nostra immagine del mondo dall'Antichità alle scoperte più recenti: l'evaporazione dei buchi neri, l'Universo prima del big bang, la struttura granulare dello spazio, il ruolo dell'informazione e l'assenza del tempo in fisica fondamentale.
L'autore disegna un vasto affresco della visione fisica del mondo, chiarisce il contenuto di teorie come la relatività generale e la meccanica quantistica, ci porta al bordo del sapere attuale e offre una versione originale e articolata delle principali questioni aperte. [...] comunica il fascino di questa ricerca, la passione che la anima e la bellezza della nuova prospettiva sul mondo che la scienza svela ai nostri occhi. [...]"

Si tratta quindi di una storia capace di attraversare tempo, spazio, materia e storia.
Si tratta di esaminare un percorso fatto di errori, di strategie disattese da tentativi che hanno smentito regole reputate ferree dopo secoli, di opere e personaggi che con merito hanno faticato una vita per regalare preziosi " piccoli passi" all'umanità intera.
La bellezza di definire questo percorso sotto la luce sempre preziosa e mai marginale della scienza e del pensiero scientifico. Chiedere ad uno scienziato cosa sia ed a cosa serva la scienza rischia di produrre una marea incontrollabile di potenziali risposte:

"[...] Noi siamo tutti in fondo a una caverna, legati alla catena della nostra ignoranza, dei nostri pregiudizi, e i nostri deboli sensi ci mostrano ombre.
Cercare di vedere più lontano spesso ci confonde: non siamo abituati.
Ma ci proviamo. La scienza è questo. Il pensiero scientifico esplora e ridisegna il mondo, ce ne offre immagini via via migliori: ci insegna a pensarlo in modo più efficace.
La scienza è un'esplorazione continua di forme di pensiero.
La sua forza è la capacità visionaria di far crollare idee preconcette, svelare territori nuovi del reale e costruire nuove e più efficaci immagini del mondo. [...]
Il mondo è sterminato e iridescente; vogliamo andarlo a vedere.
Siamo immersi nel suo mistero e nella sua bellezza, e oltre la collina ci sono territori ancora inesplorati. L'incertezza in cui siamo immersi, la nostra precarietà, sospesa sull'abisso dell'immensità di ciò che non sappiamo, non rende la vita insensata: la rende preziosa. [...]"

Cercare di esplorare l'Universo circostante utilizzando gli occhi di chi sa di poter/dover rimettere continuamente in discussione gli esiti di risultati reputati ( magari per moltissimo tempo) importanti.
Il fulcro della scienza consiste, non a caso, nella necessità di poter rimettere sotto la lente dello spirito critico umano infiniti elementi per nulla assoggettabili ad assenza di consapevolezza:

"[...] La scienza nasce da questo atto di umiltà: non fidarsi ciecamente delle proprie intuizioni.
Non fidarsi di quello che icono tutti. Non fidarsi della conoscenza accumulata dei nostri padri e dei nostri nonni. Non impariamo nulla, se pensiamo di sapere già l'essenziale, se pensiamo che l'essenziale sia già scritto in un libro o custodito dagli anziani della tribù. [...]
Qualche volta si rimprovera alla scienza di pretendere di spiegare tutto, di saper rispondere a tutte le domande. [...] La realtà è il contrario [...]: fare scienza significa significa scontrarsi quotidianamente con i propri limiti, con le innumerevoli cose che non si sanno e non si riesce a fare. Altro che pretesa di spiegare tutto! [...] Uno scienziato è qualcuno che vive sul bordo del sapere, a stretto contatto con i propri innumerevoli limiti e con i limiti della conoscenza.
Se non siamo sicuri di nulla, come possiamo fare affidamento su quello che ci racconta la scienza?
La risposta è semplice: non è che la scienza sia affidabile perché ci dà risposte certe.
E' affidabile perché ci fornisce le risposte migliori che abbiamo al momento presente.
Le migliori risposte trovate finora. La scienza rispecchia il meglio che sappiamo sui problemi che affronta. E' proprio la sua apertura all'apprendere, al rimettere in discussione il sapere, a garantirci che le risposte che offre sono le migliori disponibili: se si trovano risposte migliori, queste nuove risposte diventano la scienza. [...] Le risposte della scienza [...] non sono affidabili perché sono definitive. Sono affidabili perché sono le migliori disponibili al momento.
E sono le migliori che abbiamo proprio perché non le consideriamo definitive, per cui siamo sempre aperti a migliorarle. E' la consapevolezza della nostra ignoranza che dà alla scienza la sua straordinaria affidabilità. Ed è di affidabilità che noi abbiamo bisogno, non di certezze.
Perché di vere certezze non ne abbiamo e non ne avremo mai, a meno di accettare di credere a occhi chiusi a una cosa qualunque. Le risposte più affidabili sono le risposte scientifiche perché la scienza è la ricerca delle risposte più affidabili, non delle risposte certe. [...]
La natura del pensiero scientifico è critica, ribelle, insofferente di ogni concezione a priori, a ogni riverenza, a ogni verità intoccabile. La ricerca della conoscenza non si nutre di certezza: si nutre di una radicale mancanza di certezze. [...]"

E' proprio in questa tanto immensa quanto " radicale mancanza di certezze" che affondano le radici di una realtà tanto sostanziale quanto potenzialmente differente da come appare.
Quante esistenze potrebbero servire per cercare di spiegarla? Senza magari riuscirci, si intenda bene.



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