La recensione: Che bella giornata

Creato il 06 gennaio 2011 da Giordano Caputo

L’inscindibile coppia “Nunziante-Medici (o Zalone fate voi) ci riprova. A un anno di distanza dall’inaspettato e fortunato successo di “Cado dalle Nubi”, arriva “Che Bella Giornata”, il loro secondo film insieme.
Rispetto alla pellicola precedente è evidente che c’è più fiducia rispetto al personaggio di “Checco Zalone” al cinema, e grazie a un budget sicuramente più alto a disposizione, la messa in scena di “Che Bella Giornata” è notevolmente meno pacchiana di quella vista nel mediocre “Cado dalle Nubi”, mentre la storia, scritta ancora una volta a quattro mani da Luca Medici e Gennaro Nunziante, pur non essendo originale è all’altezza di un prodotto che ha come unico scopo quello di far ridere.
Si rimane a Milano (come nel vecchio film), dove Checco è “impegnato” a lavorare per una piccola discoteca. Ma il suo sogno è diventare Carabiniere. Dopo la terza bocciatura in un anno però inizia a rivedere le sue priorità fino a diventare, grazie alla “solita” raccomandazione “italiana”, un membro della Security nel Duomo di Milano, in cui si è deciso di intensificare la sicurezza a causa del forte rischio attentati. Parallelamente infatti, una coppia di arabi fratello e sorella stanno progettando un attentato alla Madonnina e Checco potrebbe essere la pedina giusta per attuare il loro piano.
Un fenomeno. E’ questo ciò che sta diventando (o forse lo è già diventato) Checco Zalone in Italia. Un innocente meridionale che grazie alla sua ignoranza, la sua irriverenza e la sua ingenuità non si rende conto della cafonaggine che lo rappresenta, riuscendo a fare e a dire qualsiasi cosa senza offendere nessuno.
Un personaggio che in un anno è riuscito anche a trovare la sua dimensione all'interno di un mezzo così complesso come il cinema, molto diverso dalla televisione.
In questo film ha deciso di punzecchiare il nostro paese lanciando frecciate in ogni dove: dalla politica al lavoro dalla chiesa fino alla guerra, con la sua solita naturalezza e semplicità. Trovando anche il tempo di portarci nella sua meravigliosa Puglia, per mostrarci da vicino una cultura calorosa, ospitale e di manica larga.
Appoggiato da un cast di solidi caratteristi come il bravissimo Tullio Solenghi nei panni di un Vescovo, e soprattutto dal mitico Rocco Papaleo straordianario nei panni del padre di Checco, improbabile arruolato in Iraq che spera vivamente che inizi al più presto la guerra per stare più tempo lontano da casa e dalla moglie.
E visto che si parla di partecipazioni ricordiamo quella straordinaria di Caparezza. Costretto dai numerosi agganci della “famiglia Capobianco” (parente di Zalone) a esibirsi ad un battesimo. Dove, per la prima volta, lo sentiremo uscire dal suo repertorio e cantare (controvoglia) “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri e “Non Amarmi”, quest’ultima in uno splendido duetto “molto” pugliese.
So di esagerare ma siamo di fronte ad un capolavoro di comicità, un film del genere ci voleva proprio. Senza peli sulla lingua libero di dire tutto quello che gli passa per la testa su un paese, l’Italia, che invece di avere paura dei terroristi dovrebbe avere paura degli italiani, molto più pericolosi, e mentre ce lo dice noi ci ammazziamo dalle risate!
L'unica pecca del film la troviamo nel finale, dove assistiamo a un montaggio evitabile di tutti i momenti più romantici tra Farah e Checco, sotto le note di una canzone del film. Un montaggio da video musicale non all'altezza di un film che fino a quel momento aveva funzionato a dovere.
Trailer:


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