La Recensione del Mese: Nemico, amico, amante… di Alice Munro

Da Strawberry @SabyFrag

Il libro che vi propongo questa volta è ancora una volta una raccolta di racconti. Storie al femminile, ma non solo, frammenti narrativi che cercano di catturare un pensiero, un momento, un sentimento, un emozione. Premio Nobel per la Letteratura nel 2013, Alice Munro ci racconta vicende che profumano di normalità, vita di provincia, azioni e intimità quotidiane, ma che proprio per il loro essere ordinarie si rivelano, guardando con attenzione, tutta la straordinarietà insita nel vivere. Si parla di Nemico, amico, amante… di Alice Munro

Titolo: Nemico, amico, amante…
Autore: Alice Munro
Traduttore: Susanna Basso
Anno: 2010
Editore: Einaudi
Pagine: 328
ISBN 9788858400531

Anni fa, prima che tanti treni su linee secondarie venissero soppressi, una donna dalla fronte alta e lentigginosa e una matassa di capelli rossi, si presentò in stazione per informarsi riguardo alla spedizione di certi mobili. L'impiegato faceva sempre un po' lo spiritoso con le donne, specie con quelle bruttine, che sembravano apprezzare.

Nemico, amico, amante… si compone di nove racconti, uno più bello dell’altro. Tutti ambientati in una provincia quasi selvaggia, un Canada fatto di laghi, paesaggi innevati, boschi dalle foglie dai mille colori, campi di grano e ambientazioni di campagna, cittadine silenziose oppure, quando compaiono le grandi città, quartieri suburbani e residenziali dove il rumore cittadino arriva attutito e non intralcia con le vicende dei protagonisti. Nonostante gli spazi ampi che l’immagine del Canada ci richiama alla mente, ogni ambientazione dei racconti ha come denominatore comune un senso di intimità, raccoglimento, un luogo mentale più che fisico, ristretto da ciò che ogni personaggio sente, vede, odora, percepisce. In questo spazio si muovono i protagonisti della Munro, donne dalle età e i caratteri più vari, che vivono vite e condizioni diverse, ma che paiono tutte legate da un filo che attraversa le storie che le vedono coinvolte. Un filo che, infine, le unisce al te lettore, in un legame autentico e, a discapito di luoghi e tempi, più attuale come non mai.

I racconti di Alice Munro affrontano molteplici tematiche: amori corrisposti e storie romantiche immaginate, tradimenti e vita di coppia, l’infanzia e la vecchiaia con tutti i suoi mali, matrimoni e divorzi, baci nascosti e rimpianti, la malattia e la morte, vissuta con un misto di paura ed eccitazione, come un passaggio temibile ma a cui è impossibile sottrarsi e resistere. Ognuna di queste situazione viene descritta da un punto di vista prettamente femminile. Donne, ragazze, bambine… le protagoniste ci donano il loro sguardo e non solo. La prospettiva femminile si estende alla percezione che hanno del loro corpo e di quello altrui, all’abbigliamento e ai luoghi in cui esse si muovono, fino al mobilio delle case in cui vivono, tratti distintivi e segni della loro presenza fisica in questo mondo. La scrittrice canadese opera un continuo lavoro di reinterpretazione della realtà femminile ricreandone i dettagli e i limiti, nel continuo e affascinante tentativo di fare di ciò che c’è all’esterno uno specchio dell’interiorità dell’animo umano, nonché di mettere in evidenza le differenze psicologiche e sensoriali esistenti tra uomo e donna, due emisferi distinti che si cercano in una danza infinita e mai completa.

La relazione tra uomo e donna e la danza tra le due dimensioni maschile e femminile sono ben espresse anche dall’incessante spostamento nel tempo che troviamo in ogni racconto della raccolta e che rappresenta una delle cifre stilistiche più importanti della scrittura della Munro, in una composizione del racconto in mille frammenti, sospesi tra presente e passato, di cui sono una continua riscrittura, tenuti insieme dal flusso di ricordi, pensieri, sensazioni ed emozioni, regalandoci un realismo potente e fortemente espressivo.

Tra i racconti più belli vi è sicuramente il primo, quello che dà il nome alla raccolta, che racconta la storia di Johanna, indotta a credere che Ken è innamorato di lei, attraverso uno scherzo crudele di corrispondenza falsa, macchinato da due ragazzine. Johanna decide di raggiungere il suo ignaro amante nel paesino sperduto dove lui si trova ed assistiamo, con un ritmo di scena in scena quasi cinematografico, all’instaurarsi di un rapporto autentico tra l’uomo, malato e senza difese, e la protagonista decisa a non rinunciare a un amore così a lungo desiderato, la quale lentamente ma con risolutezza prende il controllo dell’amato e della loro vita futura. Il poetico Quello che si ricorda è a mio parere il più bello di tutta la raccolta. La protagonista è una giovane moglie e madre dalla vita tranquilla e apparentemente felice e soddisfacente. Ma l’incontro con un altro uomo, un dottore misterioso conosciuto a un funerale, e la condivisione con questo sconosciuto di un episodio intimo della sua esistenza, porta alla nascita di un legame profondo tra i due e a un sentimento potente, che troverà la massima espressione in quell’unico giorno. Tornati alla realtà, tutto quello che resta è un ricordo che non si affievolisce mai, tenuto vivo nel tempo e negli anni da un pensiero a quello che è stato e che poteva essere, la potenza di un attimo – incauto o incosciente e per questo quanto mai  autentico – capace di influire sulle nostre vite lentamente, giorno per giorno, senza mai stravolgerle eppure trasformandosi in un pilastro portante del nostro essere e divenire. Infine, il racconto che chiude la raccolta The bear came over the mountain, il cui titolo deriva da una canzone popolare canadese che dice: “L'orso attraversò la montagna /.../ per vedere cosa poteva vedere /.../ l'altro lato della montagna /.../ era quello che poteva vedere”, forse la chiave di lettura di tutti i racconti della Munro. Questa volta il punto di vista adottato è quello di Grant, il marito di Fiona nonché protagonista del racconto. Lo spostamento appare necessario: Fiona è malata e la sua mente vacilla ed è assente, impossibile da seguire. Inoltre, Grant sembra farsi garante della memoria della coppia, in un tentativo di sopperire alle mancanze della moglie malata con uno sforzo maggiore a ricordare e raccontare. Ancora una volta, come in una danza, passato e presente si intrecciano e, mentre Fiona peggiora e dimentica, Grant si ritrova a ricordare episodi della sua e della loro vita insieme che apparivano ormai dimenticati. La ricostruzione della realtà, così come lui e lei l’avevamo sempre vissuta, passa allora dai singoli sforzi dell’uomo, il quale è chiamato anche ad affrontare una situazione tutt’altro che semplice: nella casa di cura in cui è ricoverata, Fiona sembra essersi innamorata di un altro uomo, Aubrey, anche lui ricoverato, e non riconosce più il marito. L‘ordinarietà della loro vita insieme viene stravolta da questo evento e Grant si ritrova a dover fare dello straordinario la sua quotidianità, assumendosi il compito di mantenere in piedi il loro matrimonio da solo, ma anche di garantire la felicità di Fiona, pur se questa dipende dalla presenza di un altro uomo nella sua vita. The bear came over the mountain è una storia commovente e molto dolce, dove si intravedono non solo i limiti della mente umana e la vanità di una ricerca tesa allo straordinario, che è poi destinato a divenire nient’altro che il nostro ordinario, ma ci mostra anche di cosa può essere capace l’amore, imperfetto e mai idilliaco, ma unico e vero sostentamento dell’esistenza.

Le tematiche importanti e l’impatto emotivo notevole delle sue storie fanno della Munro una mirabile narratrice, non a caso la maestra del racconto breve contemporaneo. La sua capacità di indagare a fondo sulle relazioni umane regala dei momenti di lettura intensi, significativi, spesso rivelatori di verità che abbiamo tenuto nascoste persino a noi stessi. Lo stile asciutto si arricchisce di immagini vivide, che giungono dalla terra natale della scrittrice, insieme a descrizioni accurate dei personaggi e del loro mondo interiore, e intrecci temporali che, di volta in volta, ci forniscono nuovi indizi e ci svelano aspetti della realtà capaci di mostrarcela sempre sotto una luce completamente nuova. Ciononostante, la mancanza di eventi scatenanti e di un certo peso (spesso le storie narrate prendono le mosse a cose già avvenute, come la storia della ragazza scappata di casa, che ci viene presentata già nella sua nuova condizione e l’evento che ha portato a quello stato di cose viene liquidato in poche parole) e la lunghezza dei racconti possono far apparire la lettura di questi racconti pesante. Di certo, le storie di Alice Munro non si adattano a ogni fase della giornata o della vita e richiedono uno sforzo di un certo peso, con l’impressione a volte, di non esserne ripagati, causa il forte senso di incompiutezza che denota alcuni dei racconti presenti. Eppure, alla fine di questo lungo viaggio, l’idea che resta è quella di conoscere un po’ meglio se stesse e il mondo, o semplicemente di sentirsi finalmente comprese nel profondo, così come non ci capitava da tempo. E allora, di quell’impegno profuso in lettura, diremo che ne sarà valsa sicuramente la pena.

L’autore

 

Alice Munro, premio Nobel per la letteratura 2013, è la più importante autrice canadese contemporanea. È cresciuta a Wingham, Ontario. Ha pubblicato numerose raccolte di racconti e un romanzo. Fra i molti premi letterari ricevuti, per tre volte il Governor General's Literary Award, il National Book Critics Circle Award, l'O. Henry Award e il Man Booker International Prize. I suoi racconti appaiono regolarmente sulle più prestigiose riviste letterarie. Dell'autrice Einaudi ha pubblicato Il sogno di mia madre (2001), Nemico, amico, amante...(2003), In fuga (2004), Il percorso dell'amore (2005), La vista da Castle Rock (2007 e 2009), Segreti svelati(2008), Le lune di Giove (2008), Troppa felicità (2011), Chi ti credi di essere? (2012), Danza delle ombre felici(2013), Uscirne vivi (2014) e Lasciarsi andare (2014).

 

 

Frasi

  • Cercò di metterci una pietra sopra, ma quella si rifiutava di far da coperchio al passato.
  • Ormai sapeva che nella vita viene il momento in cui brutto e bello svolgono più o meno la stessa funzione, quando tutto ciò che guardi altro non è che un gancio a cui appendere le sensazioni scomposte del corpo, e i brandelli della mente.
  • L'ineffabile eccitazione che si prova quando un disastro imminente promette di sollevarci da ogni responsabilità collegata alla vita. In quei casi, un senso di pudore costringe a darsi un contegno e a restare immobili.
  • Hai mai notato che quando qualcuno dice che gli dispiace dire qualcosa, in realtà non vede l'ora di dirla?
  • Il lavoro che doveva fare, secondo lei, consisteva nel ricordare tutto, e per ricordare intendeva rivivere un’altra volta nella mente e immagazzinare ogni cosa per sempre. L’esperienza di questa giornata messa in ordine, senza confusioni né menzogne, tutta radunata in un tesoro, e infine compiuta, conclusa.

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