La recensione di Who is Dayani Cristal

Creato il 13 novembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

La recensione di Who is Dayani Cristal, Film Evento Speciale Alice Nella Città al Festival di Roma 2013 Partono dall’Honduras e dal Guatemala, attraversano il deserto, viaggiano appollaiati su treni merci diretti verso il Nord e sognano gli Stati Uniti. Li chiamano ‘invisibili’, migliaia di uomini donne e bambini che ogni anno si mettono in marcia dagli angoli più remoti del Messico per raggiungere clandestinamente la frontiera con l’America del Nord. In pochi ci riescono, il resto a quel sogno dovrà rinunciarci perché troverà la morte al di qua del muro che separa il Messico dagli Usa, e in molti resteranno cadaveri privi di un’ identità come il Dyani Cristal del titolo di questo documentario diretto da Marc Silver e Gabriel Garcia Bernal, vincitore del Cinematography Award allo scorso Sundance Film Festival. “Who is Dayani Cristal”, presentato come Evento Speciale nella sezione parallela del Festival Internazionale del film di Roma, Alice nella Città, parte proprio dal ritrovamento da uno di quei corpi senza vita e senza nome in mezzo al deserto di Sonora. La Polizia di Frontiera dell’Arizona ha solo un elemento a disposizione per scoprire l’identità di quel corpo in decomposizione: una scritta tatuata sul petto, Dayani Cristal.
Chi è, da dove veniva e come è morto lo scopriremo solo alla fine di un lungo viaggio in bilico tra finzione e documentario, in cui Bernal ripercorre il pellegrinaggio di quest’uomo, uno dei tanti migranti che ogni anno lasciano le proprie identità al deserto bruciato dal sole, in quel tratto sventurato che si è meritato l’appellativo di ‘corridoio della morte’. “In vita era considerato invisibile, o addirittura illegale. Ora è un mistero da risolvere”, recita la all’inizio del film la voce fuori campo dell’attore messicano che nel tentativo di capire cosa abbia provato quel volto senza nome si mescola ai migranti, salta con loro su treni in corsa, mangia la loro polvere, recita le loro preghiere, ne condivide pene, disperazione, sogni e illusioni, fame e sete. Mentre il cammino del migrante-Bernal prosegue, dall’altra parte del muro nell’obitorio della Contea di Pima, in Arizona, Silver cerca di dare a Dayani Cristal un’identità, seguendo un gruppo di funzionari che snocciolano statistiche, catalogano, etichettano, archiviano brandelli di corpi, frammenti ossei, resti, macerie umane ed effetti personali. Bernal e Silver sono le due anime di “Who is Dayani Cristal”, da una parte e dall’altra del muro: da un lato l’indagine, la ricerca della verità, le ragioni socio-economiche e la denuncia spietata, lucida; dall’altra una storia profondamente umana raccontata negli occhi dei bambini, nelle parole degli amici, nel pianto rotto dalla commozione di una moglie, di una madre, di un fratello.
Ricordi, immagini, stralci di vita quotidiana che insieme restituiscono un’identità, alla fine di un cammino che è soprattutto un riappropriarsi delle proprie radici e della propria memoria. Perché “partire è un po’ come morire”. di Elisabetta Bartucca per Oggialcinema.net


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