Myrcella parte per Dorne. Per ora è solo una ragazzina – mai troppo importante negli eventi che abbiamo vissuto – che esce di scena, ma George R.R. Martin sta pian piano allargando il suo mondo. Del più meridionale dei Sette Regni abbiamo solo parole, voci di seconda mano, ma a un certo punto ci troveremo a visitarlo. In un’intervista Martin ha affermato – non ho idea di quanto stesse scherzando – che ha esagerato nel complicarsi la vita con la trama e che avrebbe potuto accontentarsi di qualche regno in meno invece di crearne ben sette. Certamente non è felice delle difficoltà della struttura che stanno rallentando enormemente la scrittura dei romanzi, ma se avesse dovuto rinunciare a un regno quale avrebbe lasciato fuori? Ricordo che le sette Nobili Case sono Stark, Baratheon, Lannister, Tully, Arryn, Tyrell e Martell. Non pensate a quale personaggio vi sta antipatico, ma al procedere della trama. La trama nasce e si sviluppa nel confronto-scontro fra Stark, Baratheon e Lannister. Catelyn e sua sorella Lysa sono Tully, e la battaglia del Bosco dei sussurri è stata combattuta per liberare Delta delle Acque dall’assedio. Jon Arryn, defunto Primo Cavaliere, è appunto un Arryn, e l’isolamento di Lysa ha senso proprio perché lei si trova a Nido dell’Aquila e la geografia è quella che è. Per ora Nido dell’Aquila e i suoi abitanti si sono visti poco, ma più avanti tornerà in scena. Martin non dimentica mai un personaggio dopo che lo ha portato in scena. Magari lo ammazza, ma lasciarlo andare senza dirci che ne è stato di lui? Davvero poco probabile. Anche i Tyrell per ora sono stati poco presenti, giusto il Cavaliere di fiori e sua sorella Margaery, ma Alto Giardino è troppo ricco e potente per non essere una forza di cui tenere conto. Renly lo sapeva e aveva sposato la figlia di Mace Tyrell – va bene, in questo ha giocato anche il fatto che lui era innamorato di Loras – ora bisogna vedere cosa il lord di Alto Giardino deciderà di fare. Lo vedremo in scena? Certo, così come vedremo quel che succede a Dorne, anche se potrebbe volerci tempo. E, tanto per gradire, Martin si interessa anche ad altre Case. Gli esiliati Targaryen nella persona di Daenerys, i Greyjoy – accidenti a questo cognome, non ricordo mai quante, quali e dove sono le varie “y” e “j”, e devo sempre controllare, comunque Theon è un punto di vista e non va dimenticato – e a svariati altri personaggi che non cito per non fare spoiler. Sette Case, per questa trama, sono davvero poche.
Prendiamo atto del fatto che il principe Doran ha chiamato a raccolta i vessilli di guerra e concentriamoci su Approdo del Re. Sorvolo sulle chiacchiere inutili, noto che Sansa è sempre una perfetta lady anche se il suo promesso sposo si dimostra sempre un idiota privo di sensibilità e che proprio queste due caratteristiche riescono a esacerbare gli animi e a far scoppiare il casino. Niente di meglio che una rivolta popolare per rallegrare un capitolo che fino a quel momento aveva avuto un ritmo piuttosto lento. Peccato che Joffrey sia riuscito a venirne fuori. Nella confusione generale ser Boros Bolunt dimostra di non essere proprio l’uomo più coraggioso del mondo, Tyrion capisce che è meglio salvare Sansa, e Sandor Clegane ricopre il ruolo dell’eroe della situazione. Sansa è scioccata da quel che ha visto, sempre meglio di come le è andata nella serie televisiva Il trono di spade, dove il Mastino è arrivato appena in tempo a salvarla da uno stupro di gruppo. Sandor ha paura del fuoco ma torna comunque in città, ufficialmente per trovare il cavallo. Cersei si trova insolitamente d’accordo con il fratello, a volte le crisi possono far scoprire dei lati insospettabili nelle persone. Il conto finale del macello è alto e non definitivo, comunque comprende l’Alto Sacerdote, ser Preston Greenfield – la cui morte libera un posto nella Guardia reale – ser Aron Santagar, già maestro d’armi della Fortezza Rossa, e Lollys, la figlia di lady Tanda. Se vogliamo quest’ultima è ancora viva, ma dopo chissà quanti stupri non c’è più molto con la testa, poveraccia. All’appello manca pure un Lannister, Tyrek. Prendiamo atto del nome, ma tanto chi si era accorto fin qui della sua esistenza? Era comparso giusto in un paio di battute, e una sua eventuale mancanza non sarà di certo sentita dai lettori.
Un ritratto di Tyrion Lannister preparatorio per il graphic novel A Game of Thrones
Rivanghiamo ricordi della fine della guerra contro i Targaryen e abbiamo una volta di più la conferma che la giustizia è un bene molto raro. Nonostante ciò che fa, Tyrion è il più odiato di tutti. Ricordiamo che il personaggio creato da Martin è molto più brutto di Peter Dinklage, il quale è comunque un nano ma a differenza della sua controparte di carta ha un volto normale e non uno terribilmente brutto.
Ultima nota: nonostante tutto Tyrion è fedele a Joffrey e non vuole neppure pensare a un Tommen re anche se è consapevole del fatto che Tommen sarebbe un re molto migliore, se non altro perché non è crudele e – forse perché più giovane, ma probabilmente anche per indole – è più propenso ad ascoltare i consigli altrui. La città è relativamente tranquilla, per ora.