Noi non seminiamo
Theon è un pesce fuor d’acqua. Ha vissuto per troppi anni a Grande Inverno e gli usi di casa Stark hanno lasciato un profondo marchio su di lui. Si preoccupa del suo abbigliamento e dimentica la Legge del ferro. Crede che, per il semplice fatto di essere l’unico figlio maschio di Balon Greyjoy ancora in vita il suo erede debba essere lui, dimenticando l’importanza della forza necessaria per comandare gli Uomini di Ferro. E dimentica il Dio Abissale, tanto è vero che è più pronto a usare l’ascia che ad affogare la gente. Ma, d’altra parte, lui è un Greyjoy, e per quanto abbia fatto amicizia con Robb sapeva che il suo ruolo a Grande Inverno era quello di ostaggio. Tornato a Pyke cercava un calore che non ha trovato. Venerazione anche, fin dall’inizio abbiamo visto che è un personaggio abbastanza fatuo, sempre pronto a sorridere e a crcare di essere al centro dell’attenzione ma molto meno pronto a pensare prima di agire e a immaginare le conseguenze delle sue azioni. Pensa che tutto gli sia dovuto, peccato che le sue aspettative siano state deluse. Balon, Asha e tutti gli altri gli hanno riservato un benvenuto molto diverso da quello che si aspettava, e ora ha iniziato una vita da predone. In misura ridotta, non è che il padre gli abbia dato a disposizione grandi mezzi, ma intanto Benfred Tallhart ci ha rimesso la vita. E i discorsi con Dagmer Mascella spaccata non promettono nulla di buono.
Capitolo interlocutorio, come tutti gli scrittori George R.R. Martin ha bisogno di sistemare le sue pedine, di fare alcuni preparativi, prima di assestare il colpo. E c’è un castello che potrebbe cadere.