La regina dei draghi di George R.R. Martin. Capitolo 7: Arya

Creato il 15 novembre 2014 da Martinaframmartino

Arya cerca di sopravvivere nel castello di Harrenhal, cosa niente affatto facile. Si trova nel bel mezzo di un territorio in guerra ed è una prigioniera di cui non importa nulla a nessuno e che potrebbe essere uccisa per semplice capriccio. David Benioff e D. B. Weiss hanno scelto di narrare la sua storia in modo diverso nella serie Il trono di spade, con un rapporto costruito con Tywin Lannister. Certo, anche Tywin avrebbe potuto ucciderla in qualsiasi momento, ma da quel che mostrano Benioff e Weiss il patriarca di casa Lannister sembra divertito dalla ragazzina e i pericoli sono in qualche modo limitati, circoscritti solo al non dover fare errori con lui.

I motivi per cui la serie Il trono di spade si discosta da quanto narrato da George R.R. Martin nelle Cronache del ghiaccio e del fuoco sostanzialmente mi sembrano tre. Il primo è una necessità di semplificare. Meno personaggi nella storia – meno personaggi con cui interloquisce Arya – significano meno personaggi da ricordare per lo spettatore che, a differenza del lettore, non ha a disposizione un appendice finale con l’elenco delle nobili case e dei loro membri e servitori, ma anche meno attori da scritturare e quindi un risparmio da un punto di vista economico. Il secondo è la necessità di condensare gli avvenimenti. Martin può scrivere romanzi lunghissimi, di fatto si è messo a scrivere romanzi lunghissimi proprio perché era stanco di veder continuamente tagliate le sue sceneggiature per motivi economici. Qui si dilunga quanto gli pare, ma HBO ha necessità diverse e a volte elimina episodi o li condensa proprio per restare nel tempo a sua disposizione. Il terzo in questo caso è Charles Dance. Non troppo tempo fa ho letto una battuta secondo la quale ogni show avrebbe bisogno di più Charles Dance, per sottolineare la bravura dell’attore. E gli attori bravi si tengono in scena, cosa fatta in quest’occasione con Dance e in altre con Richard Madden, Alfie Allen e altri attori ancora.

Ne ho già parlato ma almeno per questa volta mi soffermo ancora sul rapporto fra i due personaggi. Dance è bravo, nessun dubbio su questo. La sua relazione con Maisie Williams sullo schermo è affascinante. Peccato solo che sia falsa, e che ogni volta che vedevo i due interloquire io non potevo fare a meno di sbuffare. Non ho problemi quando vengono cambiati singoli episodi per i motivi che ho espresso più sopra. Nella prima stagione Benioff e Weiss hanno scelto di far interloquire Eddard Stark con uno solo dei suoi uomini, Jory Cassel. Hanno semplificato, tagliato Harwin e Hullen, Vayon Poole e Tomard, ma la cosa non è un problema, come non era stato un problema vedere Arya tirare con l’arco bene quanto Robin Hood o Merida (l’unica principessa Disney che mi sta davvero simpatica) quando nei romanzi Martin dice esplicitamente che lei non sa adoperare l’arco. Mi aveva irritata invece vedere Ned desideroso di partire per il Sud con il suo amico Robert mentre Catelyn cercava di trattenerlo, quando nei romanzi è avvenuto esattamente il contrario. Ecco quello che non sopporto: quando viene cambiata la personalità dei personaggi.

Charles Dance interpreta un Tywin sornione, paterno, che sa essere spietato con i nemici ma provare anche simpatia per una ragazzina intelligente e coraggiosa. No, il Tywin di Martin è un grandissimo stronzo per cui esiste solo la sua famiglia, e se una ragazzina gli si fosse rivolta come fa Maisie Williams con Dance la ragazzina avrebbe senza dubbio fatto una brutta fine. Ora ho letto l’enciclopedia Il mondo del ghiaccio e del fuoco, saputo qualcosa di più su Tywin, e continuo a non sopportarlo. E se l’ipotetico maestro Yendel che ha scritto l’enciclopedia non ha che parole di elogio per Tywin, è perché il lord di casa Lannister è estremamente potente, troppo potente perché un piccolo maestro possa in qualche modo rischiare di irritarlo con parole sconsiderate.

Arya scopre che deve fare più attenzione a quello che dice perché l’urlo di battaglia “Grande Inverno” del libro precedente ha rischiato di smascherare la sua identità, e che non è silenziosa come credeva se Jaqen può sentirla arrivare. Weese ci saluta, e nessuno lo rimpiangerà, ma Arya ha capito troppo tardi che doveva mirare più in alto perché le morti servissero davvero a qualcosa. Le rimane ancora la terza, e prima di fare quel nome dovrà meditare davvero.



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