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“La regina di Pomerania e altre storie di Vigata” di Andrea Camilleri

Creato il 12 maggio 2012 da Sulromanzo

La regina di Pomerania e altre storie di Vigata, Andrea CamilleriÈ un Andrea Camilleri ancora una volta in forma smagliante, quello che ci presenta le otto, coinvolgenti storie contenute ne La regina di Pomerania.

Edito da Sellerio, La regina di Pomerania e altre storie di Vigata — questo il titolo completo — è un libro che racconta momenti di vita quotidiana della provincia siciliana, vicende che si svolgono a cavallo tra 1893 e il 1950 nell’ormai noto paesino del commissario Montalbano.
Camilleri, senza abbandonare il suo classico stile, ironico e pungente, tratteggia i contorni di una cittadina che, pur essendo frutto della sua fantasia, presenta personaggi talmente curati e definiti da apparire più che tangibili. L’autore descrive, come sempre in modo arguto, le caratteristiche dei cittadini di Vigata, sia quelli del popolo che quelli dell’alta società e dell'aristocrazia, dipingendone lati positivi e negativi, eroismi, meschinità, tradizioni e abitudini. Ogni storia risulta tutt’altro che scontata, mentre lo spunto narrativo parte da un dedalo di situazioni che portano sempre a un finale sorprendente e tutt'altro che scontato.

Il primo degli otto racconti è Romeo e Giulietta. Un divertente aneddoto, ambientato in un singolare ballo in maschera, organizzato dal comune di Vigata per salutare l’arrivo del ventesimo secolo. Qui, un improbabile Romeo si vede rifiutato da un’impudente Giulietta sullo sfondo di una piccante festa di pirandelliana memoria, in cui si susseguono scambi di coppie, occhiate intense e incontri furtivi.
Si muove a cavallo tra l’ilarità e la commozione il secondo racconto, I duellanti, dove in un susseguirsi di zuffe e tradimenti, due rivali in amore si sfidano in una gara sullo sfondo di una festa di paese. All’epilogo della contesa, il vincitore scoprirà nell’altro, e nella loro infinita contrapposizione, la sua vera linfa vitale.
Il terzo dissacrante racconto, Le scarpe nuove, vede protagonista un asino dall’intelligenza prodigiosa. Il suo padrone, fervente antifascista, l’ha voluto chiamare Mussolini. L’apertura del racconto, come i due precedenti, descrive una tipica e chiassosa festa di paese, questa volta in onore del santo patrono.
La storia che dà il nome al libro, La Regina di Pomerania, vede protagonista un singolare console di un piccolo ignoto Stato, alle prese con una vicenda di malaffare in cui a farne le spese sono, ancora una volta, gli ingenui abitanti di Vigata.
La lettera anonima, invece, si ispira alle malelingue paesane che feriscono più delle percosse, mentre la fanno da padrone le gelosie e i bassi risentimenti tra fratelli ne La seduta spiritica, vero e proprio spaccato sulla grettezza umana alla base di rapporti famigliari impostati sulla menzogna.
Il sesso portato all’estremo è l’elemento su cui poggia la pungente comicità alla base della storia narrata ne L’uovo sbattuto, il cui finale si rivelerà decisamente imprevisto.
Nell’ultimo racconto, Di padre ignoto, la commovente e grottesca ricerca del padre del protagonista riscatta l’ingenuità materna, e gli vale l’acquisizione di cinque padrini. Le riflessioni esistenziali di donna Amalia colpiscono per l'inattesa profondità di un personaggio tanto umile.

Ogni storia è scritta con sorprendente fluidità e prende spunto dalla bonaria follia di personaggi ingenui o, talvolta, assai scaltri, dove la meschinità e il gioco antico degli equivoci la fanno da padroni.

La regina di Pomerania e altre storie di Vigata è un libro che dimostra la bravura del maestro Camilleri e gli fa meritare un posto d’onore nel piccolo firmamento della letteratura italiana moderna. E non è un’esagerazione. L’ideatore del commissario Montalbano ha dato vita a un’altra ammirevole opera letteraria. Certo, è una considerazione che vale per chi apprezza lo stile del maestro, fatto di vocaboli dialettali, infarcito con personaggi coloriti e ben costruiti e ricco di situazioni a volte assurde e paradossali ma, almeno per loro, questo libro è da considerarsi un piccolo, grande capolavoro.

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