protesta dei forconi in Sicilia
Come avevano promesso la protesta dei forconi si è estesa, anche se in Sicilia hanno finito di rompere. Rompere è il termine esatto perché non credo che ci siamo trovati di fronte a uno sciopero con tutti i requisiti della legalità. L’art. 40 della nostra Carta costituzionale recita, infatti, che lo sciopero non è sconfinato nei suoi vincoli, ma che “si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”. Non è stato così e quello che è accaduto, sta ripetendosi ora dalla Calabria alla Lombardia. Come volevasi dimostrare.
Durante questi giorni, però, abbiamo capito alcune cose. Che almeno nell’isola le punte del tridente o forcone che dir si voglia, sono tre personaggi che nulla hanno mai avuto a che fare con la storia del movimento operaio e con la lotta sindacale, tranne quella di una speciale corporazione: gli autotrasportatori. Cominciano a intravedersi alcuni spiragli di luce nel buio più fitto. La terna frastagliata costituita dai capiforcone Mariano Ferro, Martino Morsello e famiglia e Giuseppe Richichi, alias U’ zu’ Pippu (lo zio Pippo) ha qualche problema interno di leadership e si ha il sospetto che lo scontro avvenga tra un’ala populista moderata e un’altra berlusconiana e neofascista legata a Berlusconi e alla destra più insofferente. Perché i forconi, per chi non l’avesse capito, nascono e crescono nell’alveo del berlusconismo.
Ma rispetto all’insorgenza di questo fenomeno, nel 1992-‘93, le cose sono mutate. Forza Italia ebbe una gestazione e un parto silenti. Poi alcuni pragmatisti, come lo zio Pippo, ebbero l’idea di movimentare le acque per dare una maggiore solidità sociale al governo di Arcore, ancora traballante tra Massimo D’Alema e Giuliano Amato. Nacque così, contro il pericolo comunista, il primo movimento dei Tir, morto nel nulla e rinato poi nel 2007 per mettere le briglia a quell’altro comunista di Romano Prodi.
Stato maggiore di Forza d'urto e forconi
Che le cose stiano così è dimostrato dal fatto che i tre compari sordi hanno un passato assai legato al centro-destra, anche se i partiti all’interno dei quali hanno avuto carriere infelici (lo zio Pippo fu candidato nel 2003 nelle liste di AN), non hanno potuto lanciarli così come avrebbero voluto. Né Totò Cuffaro o Lombardo hanno in passato potuto fare di più.
Da qui una certa voglia di rivalsa. Tra tutti, forse il più in vista è Richichi, comandante in capo a Catania dei padroncini assieme al cugino incensurato Angelo Ercolano, della nota famiglia Santapaola-Ercolano (blog ufficiale del Popolo Viola) .
Come risulta dal suo profilo Linkedin, Angelo Ercolano è proprietario della Sud Trasporti srl. Gli Ercolano, inoltre, controllano il movimento terra nelle opere edili e da sempre hanno investito nei trasporti. Che uomini come lui abbiamo deciso di movimentare anche i governi mettendoli in difficoltà? Non lo sappiamo. E quanti sono gli uomini che gli assomigliano in Italia?
Riteniamo che da questo governo che non ha nulla da perdere, non caveranno un ragno dal buco, e che perciò nutrano ambizioni ben diverse che non quelle di una mera rivendicazione legata alla crisi, o al costo del carburante. Per loro l’unico problema è pescare nel torbido.
Sta di fatto che a Berlusconi non dispiacerebbe staccare la spina a quell’ennesimo comunista che è Mario Monti e che nella terra di Bossi e di tanti altri capipopolo, forconi e padroncini si sono messi tutti in fermento. Per quelli di Pontida è tutta scenografia, loro che sanno fare solo parate di carnevale, con le camicie verdi addosso e le corna in testa. Non se ne rendono conto, ma dànno una stretta e incalzante continuità ai loro amici “terroni”. Come i proprietari dei Tir che hanno bloccato oggi l’autostrada Napoli-Salerno, e altrettanto stanno facendo in Abruzzo, nel Lazio e sull’autostrada Genova-Milano. E chissà in quante altre parti d’Italia. Nessuno ha calcolato i danni dei blocchi e nella consegna dei prodotti deperibili. Qualcuno pagherà per queste manifestazioni illegali o è consentito scioperare a danno di chiunque, tranne che di coloro ai quali dovrebbe essere destinata la protesta?
Intanto lor signori trattano con Raffaele Lombardo mentre litigano tra di loro. Di mezzo c’è l’idea che hanno del governo regionale e nazionale. Martino Morsello è esplicito. Gli obiettivi chiari: la sospensione per due anni delle cartelle esattoriali, l’introduzione della moneta unica siciliana (altro che euro!), il fulmineo sviluppo economico dell’isola con il pronto impiego di una massa di giovani. Ora vi immaginate i produttori di arance che arrivano con i loro camion nel Nord Europa e pretendono di essere pagati in moneta sicula? O un commerciante di Palermo che ha un affare con un imprenditore piemontese e pretende di pagarlo con carta moneta fatta stampare dalla Zecca di Lombardo?