“Non avevo alcuna intenzione di parlare – ha detto Chiara ai giornalisti di Repubblica, che oggi hanno pubblicato la loro storia – ma mi sono sentita costretta dal clamore che ha assunto il caso e soprattutto dal fatto che nel mio paese, Gravellona, sono ingiustamente considerata una escort. È una denigrazione sulla bocca di tutti, sono continuamente infastidita da telefonate anonime“
Quello che mi ha colpito di tutta questa, storia aldilà degli aspetti di gossip più o meno piccanti, è stato però il riverbero di questo genere di reputazione dalla vita reale al web (che sia immeritata o meno, come sappiamo, poco importa agli algoritmi dei motori di ricerca). L”altra ragazza, Ambra, ha reso infatti al quotidiano diretto da Ezio Mauro una confessione spiazzante:
“Oggi, se digito il mio nome e cognome su Google, sono associata al bunga bunga e al processo in corso anche se, con Chiara, sono stata una sola volta ad Arcore e pensando di partecipare a una normale cena a casa del presidente del Consiglio. Ora invece vengo associata a trentadue prostitute pur essendomi comportata in modo del tutto corretto“