Prendo spunto dal post di Claudio Velardi (la retorica spompata del 25 aprile) che ha entusiasmato alcuni miei amici per dire qualcosa sul settantesimo della Liberazione. Come gli illuminati sulla via di Damasco, l’ex dalemiano Velardi ha oggi splendide nuove certezze. Il titolo appare dissacratorio , come si conviene alla novelle vague della sinistra che guarda oltre la sinistra. Molto oltre… Dirò solo quello che penso. Penso che quel titolo e il contenuto del blog abbiano qualche fondamento. Fondata la critica al rituale. E quasi fondata la critica all’intervista di Mattarella a Repubblica. Quasi fondata. Perché il punto è un altro. Non già nella critica alla retorica spompata che può anche starci. Ma nel fatto che Velardi non vuole ripulire la Resistenza dai suoi miti e dalla sua retorica. Vuole invece proprio cancellarla come cosa inattuale. “Chi minaccia oggi la democrazia”? chiede Velardi. Ma, caro Velardi, la democrazia è sempre minacciata. Anche ora. Oggi un po’ più di un anno fa. E poiché il sottinteso è: “Ma non starete riferendovi all’Italicum e al renzismo”? Io tranquillamente rispondo: “Si”. Come alla legge truffa del 53. Allora la parte in me che condivide Velardi dice che proprio non avere attualizzato l’antifascismo mette in crisi la festa che celebriamo. Per me la Resistenza è attuale proprio perché Resistenza al mito del salvatore della patria, della delega ad un uomo solo al comando. Non penso che il segretario-premier sta realizzando il fascismo o che pensi di realizzarlo. Non lo penso per niente. Peraltro neanche Mussolini pensava nel 22 di realizzare il fascismo. Perché i sistemi politici e i fascismi si foggiano e affermano, anche al di là dei piani dei leader, passo dopo passo. Ma è questo che Velardi sospetta si voglia insinuare quando si chiede, in evidente polemica con Mattarella e i "vecchi”: ”E chi la contrasta questa benedetta democrazia” ? A parte la sbrigativa liquidazione del problema democrazia, con quell’imperdibile “benedetta”, l’ex dalemiano sospetta un uso strumentale del 25 aprile ai fini di bassa cucina politica. La vecchia classe dirigente “non riesce a liberarsi dei fantasmi e proiettare il paese verso il futuro, solo modo di dare un senso al passato come giustamente – sia pur rozzamente – dice ogni tanto Renzi”. Una plateale e consueta foglia di fico quel “rozzamente” con cui gli intellettuali del nuovo corso fingono maldestramente autonomia dal pensiero unico vincente. Credo che Velardi avrebbe dovuto rischiare di più. Ad esempio, contestando per analogia la celebrazione Usa del 4 luglio o quella francese del 14 luglio. Un passo avanti e potrebbe assimilare l’iconoclastia degli innovatori verso l’antico a quella più materiale e “coraggiosa” dei talibani e del Califfato, implacabili distruttori di memorie architettoniche, se non ai mitici roghi di libri. Se il passato è un coacervo di errori può solo essere distrutto. Perché no? E ancora: ho sentito la relazione del nipotino dodicenne reduce dal rituale del “viaggio di istruzione” ad Urbino e Recanati. “Tutto bene – dice mio nipote – tranne la parte didattica”. Cioè bene lo stare insieme ai compagni, pallosa la visita alla casa di Leopardi. E’ vero. Tanti miti “spompati” andrebbero distrutti. Oppure rivitalizzati. Velardi è per la prima opzione. Io per la seconda. Quindi dico tranquillamente che i viaggi di istruzione dovrebbero essere meglio dosati affinché non appaiono fisime di adulti e professori. E dico che il 25 aprile è attualissimo. Dobbiamo solo spiegare perché. E dire che la tentazione di delegare al leader della nazione proletaria o ad altri è sempre in agguato per la nostra pigrizia e che la democrazia è davvero sempre in pericolo. Viva la Resistenza. Resistenza al sopruso e alla nostra pigrizia. http://claudiovelardi.com/…/la-retorica-spompata-del-25-ap…/
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