La riabilitazione dopo gli interventi di chirurgia all’anca

Creato il 16 marzo 2015 da Yellowflate @yellowflate

L'uso di impianti prostetici utilizzati per sostituire l'articolazione coxo-femorale (detta anche articolazione dell'anca), può rendersi necessario in caso di presenza di varie patologie degenerative dell'osso fra cui artrosi, osteoporosi, e numerose malattie infiammatorie in grado di provocare una consistente e progressiva demineralizzazione ossea a carico dell'intera articolazione. A seguito dell'intervento vero e proprio di sostituzione dell'articolazione con la protesi dell' anca stessa, ormai praticati per mezzo di tecniche avanzate di chirurgia mini-invasiva che minimizzano i danni alle strutture tendinee, muscolari e vascolari e circostanti, è però necessario seguire un corretto percorso riabilitativo che permetta di ripristinare completamente la mobilità del paziente.

Il percorso riabilitativo comincia molto spesso il giorno successivo all'intervento vero e proprio, è di solito di circa 40 giorni, ed è spesso preceduto da un primo trattamento di fisioterapia pre-intervento per ridurre al minimo i tempi di recupero post-operatorio così come i tempi di degenza dello stesso paziente. Le cliniche che si occupano di riabilitazione mettono a disposizione dei pazienti dei team specializzati multi-professionali, che in genere includono varie figure mediche e paramediche come ortopedici, fisiatri, fisioterapisti, infermieri specializzati, e numerosi dispositivi appositi come ausili alla deambulazione e stampelle canadesi. E' inoltre necessario sottoporre il paziente ad un attento regime farmacologico di supporto per evitare ad esempio l'insorgenza di trombosi, attraverso la somministrazione di anticoagulanti come le eparine intramuscolari.

Per evitare l'irrigidimento articolare la riabilitazione ha inizio il più presto possibile, e prevede protocolli personalizzati in base all'età, al peso, al sesso e ad altri fattori, che includono anche una corretta educazione del paziente stesso per quanto riguarda ad esempio la deambulazione, le posizioni corrette da mantenere durante la notte, e le manovre da adottare in fase di esercizio. Evitare il rischio di lussazioni, edemi ed ematomi, e rinforzare i muscoli stabilizzatori dell'anca è l'obiettivo primario della riabilitazione, che può anche includere eventuali massaggi linfodrenanti utili a stimolare il drenaggio linfatico tissutale.

Articolo a cura del Dottor Claudio Butticè, PharmD.