La ricerca affannosa di un colpevole ma a perdere è sempre l’Italia intera!

Creato il 27 giugno 2014 da Cibal @CiroBalzano26

L’Italia è fuori dai mondiali. Probabilmente la notizia ha fatto davvero tanto scalpore per il blasone che si porta dietro la nostra nazionale ma che da quel lontano 2006 stenta a confermarsi nei risultati europei, con le squadre di club, e mondiali, con la squadra nazionale.
Siamo usciti nel modo però più sofferente possibile, cioè senza nemmeno combattere, senza che nemmeno un giocatore in campo abbia avuto la voglia di mostrare rispetto per tutti quei tifosi che, come in ogni manifestazione calcistica, legano le proprie massime aspirazioni (magari sbagliando) a dei risultati, buoni o cattivi che siano. Tifosi che soffrono assieme alla squadra, che imprecano, che piangono e che gioiscono.
È finita nel peggiore dei modi ma, a dirla tutta, le sensazioni prima della partenza non erano proprio positivissime.
Mettici il coma profondo in cui versano le istituzioni sportive, troppe e troppo legate alle logiche delle poltrone, troppe e collegate indissolubilmente alla politica, in cui spesso si tuffano per riemergere come commissari straordinari o parlamentari\senatori ad hoc.
Mettici il grado di devastazione strutturale collegato ai nostri impianti sportivi, probabilmente tra i peggiori dell’area euro (in verità ora anche il Brasile ha stadi più moderni).
Mettici la crisi dei nostri club, indebitati per anni ed abituati a comprare a debito ogni “campione” per poi essere costretti più tardi a venderlo (per rimettere a posto i conti societari) a qualche sceicco con la passione del fantacalcio.
Mettiamoci poi anche lo scarso clima di protezione in cui si sentono immerse le famiglie quando vanno allo stadio, tanto da farle optare per un abbonamento a qualche fornitore di servizi televisivi via satellite, più comodo e soprattutto più sicuro.
Ecco il risultato, considerando tutto questo e legandolo al mal funzionamento dei settori giovanili che non permettono, difatti, la crescita di campioni in erba.

Però in Italia, in verità, funziona tutto diversamente. Da una parte ci sono i problemi e dall’altra le soluzioni, la buona coscienza del buon “cristiano” dovrebbe portare ad analizzare i primi( i problemi )e poi utilizzare le seconde( le soluzioni ) per riportare la situazione ad una condizione di equilibrio che fa bene innanzitutto a sè stessi, ma anche a tutti quelli che ci circondano e poi, perchè no, alimenta anche quel sentimento di attaccamento ad un territorio che atavicamente fa crescere in noi quella simpatia, quella gioia, quel fervore viscerale legato a dei colori secolari legati alla propria terra di origine, al di là del contesto a cui ci riferiamo, che sia sportivo o istituzionale, che sia sociale o culturale.

Dicevo che in Italia non funziona proprio così.
Certo, dico in Italia perchè in Italia ci vivo e spero davvero che sia una problematica solo relativa alla mia nazione, probabilmente che dipende da un certo limite alla crescita culturale e dalle fratture storiche ancora oggi presenti nel nostro paese.
Non funziona così perchè lo vedo tutti i giorni, e vedo ogni volta quella voglia estrema di ricercare un colpevole per tutto, quel compromesso tra la nostra innocenza e la colpevolezza altrui, che ci sia o meno poco ci importa, ma dobbiamo a tutti i costi trovare un colpevole a quel crimine, presupponendo che lo sia e dobbiamo esageratamente puntare il dito verso qualcosa, perchè abbiamo l’esigenza, quella sempre atavica, di sentirci innocenti, dalla parte della ragione e dalla parte della storia, che come si sa la scriviamo noi, noi che siamo i vincitori.

Questo è quello che è andato in scena subito dopo la fine misera della nostra nazionale al Mondiale ancora in corso in Brasile.

Sia gli addetti ai lavori( suoi colleghi compresi), sia l’opinione pubblica, sono stati concordi nel ritenere unico responsabile della disfatta nazionale l’attaccante Mario Balotelli, colui il quale era stato insignito più volte (da loro stessi), salvo poi ripensarci a seconda del suo comportamento non troppo “consuetudinario”, del titolo di “stella del futuro“.
Certo, innanzitutto, Mario Balotelli è un ragazzo che ha alle spalle una storia abbastanza complicata da raccontare in due sole righe, ma questa di sicuro non è una giustificazione a tutti i suoi comportamenti, buoni o cattivi che siano. Sicuramente, e senza ombra di dubbio, non è davvero bello scaricare colpe appena un minuto dopo la rovinosa debacle sportiva, specie da “senatori” quali Buffon o De Rossi, che magari avranno anche dalla loro l’esperienza di giocatori scafati da anni ed anni di competizioni italiane ed internazionali ma che poi cadono, a torto, su dichiarazioni che avevano il solo scopo di rendere pubblica una faccenda che era sotto gli occhi di tutti ma che aspettava solo una conferma.
Di Balotelli, intanto, a giorni alterni si legge sempre.
È sicuramente tra i più conosciuti, sia per le sue prestazioni in campo, altalenanti sicuramente e poi per gli eventi fuori dal campo che non hanno fatto altro che dipingerlo come un “bad boy“, cioè un ragazzo che non ha dalla sua la riflessività ma una persona troppo spesso impulsiva. Portare poi il colore nero della pelle, specie in Italia, è ancora più difficoltoso e non va di certo d’accordo con la riflessività, esclusa dall’aggettivo anglosassone “bad“.

Balotelli è l’ennesimo capro espiatorio di una vicenda iniziata male e finita ancora peggio e la stampa sportiva e non, su questa vicenda, come sulle altre, ci mangia volentieri.
Ci mangia perchè in Italia tutto questo ha terreno florido.
La stessa Stampa, col sorriso giornalistico di chi trova una notizia esplosiva, raccontava i fatti di Roma, prima della finale di Coppa Italia, facendo passare in secondo piano un assassino (alcuni giornalisti poi successivamente cercavano a tutti i costi di invertire i ruoli tra vittima e carnefice pur di dopare una faccenda già chiara dai primi momenti) mentre veniva criminalizzato un Ultras pittoresco, nel nome e nei fatti come ce ne sono tanti in Italia, per una maglietta.
Poi ,senza ombra di dubbio, il terreno florido c’è anche per le Istituzioni, quelle sportive e non, che si prendono le responsabilità solo quando fa comodo, solo quando si vince, per salire appunto sul carro dei vincitori, salvo poi scendere appena prima della disfatta o appena dopo, sentendosi a posto con la coscienza.

Allora non si dovrebbe parlare di colpevole, ma di colpevoli. Il colpevole non è uno, ma tutti perchè tutti dovrebbero prendersi la responsabilità di ciò che è accaduto in Brasile e ciò che è accaduto a Roma.

Balotelli non è il colpevole, almeno per questa vicenda, perchè Mario è semplicemente il prodotto di questo calcio moderno, questo calcio che è troppo legato allo spettacolo(non quello in campo purtroppo), troppo legato alla forma, troppo legato ai soldi. Non si può condannare una cresta e lasciare che un velo copra tranquillamente chi è stato allontanato dal calcio(e poi reintegrato) per l’accusa di aver truccato le carte in gioco.
Ancora adesso quel velo copre gran parte delle partite di tutto il mondo, il che porta a volte ad avere quel dubbio giustificato sulla validità di certi risultati sportivi, cosa del tutto naturale quando sai per certo che, ad oggi, c’è una buona percentuale di personaggi che lievitano attorno al calcio che non sono per niente interessati alla trasparenza dei risultati e vogliono tutt’altro. Dall’altra parte sai per certo che non solo fuori dal campo, ma anche dentro quel campo ci sono sedicenti sportivi anche loro poco legati alla trasparenza del risultato, che con la passione della scommessa, addirittura drogano i propri colleghi per modificare a tutti i costi un risultato.

Ora chi è il colpevole?

Cibal