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La Riforma protestante all’origine del laicismo nichilista?

Creato il 21 maggio 2012 da Uccronline

La Riforma protestante all’origine del laicismo nichilista?Nel suo ultimo bel libro, I nuovi Unni. IL ruolo della Gran Bretagna nell’imbarbarimento della civiltà occidentale” (Fede & Cultura 2012), Gianfranco Amato (con prefazione del vescovo mons. Luigi Negri) ha spiegato come la Riforma protestante sia alla base della moderna barbarie bioetica, sociale e culturale che dalla Gran Bretagna ha poi invaso il mondoIl protestantesimo ha insinuato «il germe di quel soffocante individualismo che sarà destinato a caratterizzare in particolare la società inglese». Sono tantissimi anche i cattolici che vivono un credo individuale (molto protestantizzato) distante su certe tematiche da quello della Chiesa, sopratutto in campo sessuale e bioetico. La Riforma -come spiegavamo nel nostro commento al libro- ha relegato la fede all’ambito privato e ha relativizzato la verità (oggi quanti fedeli saprebbero affermare che il cattolicesimo è l’unica “via, verità e vita”, seguendo le parole di Gesù?).

Il protestantesimo dunque è alla base della crisi dell’uomo moderno, questa tesi è sostenuta da numerosi storici, come Brad S. Gregory dell’università americana di Notre Dame (Indiana), che ha dimostrato questa convinzione in “The Unintended Reformation.  How a Religious Revolution Secularized Society” (Harvard University Press, 2012) . La Riforma, secondo lo studio, è all’origine dell’attuale pluralismo esasperato delle fedi religiose e civili, della mancanza di un’idea condivisa di bene comune, della frantumazione delle società, del concetto di verità relativa e opinabile, del trionfo odierno del capitalismo ecc. Ricercatori dell’università di Warwick, invece, hanno recentemente rilevato che i tassi di suicidio sono tre volte più alti nelle aree protestanti rispetto a quelle cattoliche. Non è un dato casuale, secondo loro, ma «suggerisce che il rapporto della religione e del suicidio rimane un argomento di vitale importanza», ritengono infatti che è proprio la struttura delle due religioni a spiegare le differenze nei dati. Il cattolicesimo infatti, al contrario del protestantesimo, si vive in una comunità di fede, nobilita il lavoro dell’uomo, permette il perdono dei peccati ecc. «Il suicidio è influenzato da tutti questi fattori», ha commentato il prof. Sascha Becker.

Questa convinzione sul ruolo negativo della Riforma è condiviso anche da laici (intesi come non credenti, in questo caso), come ha espresso bene qualche giorno fa Angiolo Bandinelli, scrittore e militante storico del Partito Radicale. Nel suo articolo, pubblicato su “Il Foglio” ha inserito una odifreddura mica male, ovvero che «non so se il mondo protestante ha conosciuto fenomeni di intolleranza persecutrice paragonabili a quella di cui si è macchiata l’inquisizione cattolica». La fantomatica inquisizione cattolica, anche se basterebbe mettere da parte la leggenda e dare retta agli storici per capire che fu un fenomeno quasi esclusivamente protestante.  Interessante invece quanto viene scritto nel resto dell’articolo, nato da un commento della cattedrale luterana di Helsinki,  costruita in «un’asciutta severità, contrasta con la magniloquenza barocca ed evoca una moralità tornata ad essere fatto interiore [...] c’è tra le sue mura come una costrizione della intelligenza e della volontà [...] quel che vuole evocare è un sentimento che da morale si è fatto moralistico, intransigente. Forse spietato». Questo tipo di design, spoglio e disadorno, ricalca perfettamente, secondo Bandinelli, la moralità luterana.

«La cultura laica», spiega lo scrittore, «ha fatto di questa religiosità – al cui centro c’è l’individuo in solitaria, immobile attesa della grazia – l’asse portante della modernità, con il suo nichilismo. Nel corso del tempo, e persino con qualche ragione, questa cultura si è però trasformata in un laicismo disseccato, sostanzialmente inutilizzabile ai fini della elaborazione di una etica creatrice ed espansiva, adatta alle imponenti trasformazioni ed esigenze della globalizzazione di oggi». Bandinelli conclude affermando che «può essere divertente chiederci se dobbiamo augurarci un mondo di forme severamente “protestanti” ed utilitarie, oppure fantasiosamente ”cattoliche” con il loro gusto per l’imprevedibile, loquace, sensuale e a volte felicemente inutile bellezza». Lo scrittore parla di “inutile” bellezza, ma la cultura e l’arte cattoliche aderiscono completamente all’aforisma di Platone, «il bello è lo splendore del Vero», proprio sulla bellezza (altro che inutile!) è fondata l’educazione cattolica.


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