“La rincorsa inutile”

Creato il 25 settembre 2011 da Fugadeitalenti

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Prosegue la collaborazione de “La Fuga dei Talenti” con il blog di Marco Bozza, autore della lettera “Partire sì, ma con una piccola certezza“. Marco ci ha inviato alcuni giorni fa un racconto molto particolare. Dietro la metafora dell’auto e della “rincorsa inutile”, pare celarsi la vita-tipo di un giovane outsider in Italia. Una vita fatta di continui e disperati tentativi, per affermarsi solo sulla base della propria determinazione e delle proprie capacità. In un contesto ostile – a prescindere. Le porte si aprono solo se hai il passepartout giusto. E’ un Paese democratico, questo? Alla fine, non resta che abbandonare la vettura. Questa “automobile-Italia” non è la Ferrari che ci avevano dipinto. E’ una vecchia Uno scassata. Ci hanno proprio truffato. Non resta che guardare fuori…

La rincorsa inutile

“Accendo il motore, salgo in macchina, mi basta premere sull’acceleratore per iniziare il mio percorso. Fisso delle mete, dei punti fermi, degli spazi dove posso prendere fiato magari colloquiando con qualcuno pronto a sentire le mie ragioni. Invece no. Il silenzio mi costringe ad accelerare sempre più con la speranza di prevaricare i miei competitori nella scelta della persona giusta. Sono blindato dai paraocchi. Non vedo e non sento nulla, il mio mondo ovattato m’imprigiona e mi perseguita. Non guardo più i miei simili come esseri umani, ma come nemici da annientare, come soldati da uccidere, come tiranni da massacrare. Solo così ho qualche speranza di essere l’eletto. Mentre mi opprime questa mia orribile vita, la rincorsa mi porta a bussare ad ogni porta, ma mai nessuna si apre. In qualcuna addirittura devo litigare per farmi accettare, quasi fossi un mostro da sconfiggere. Eppure non credo di avere le sembianze di un assassino. La corsa però, dopo un lungo peregrinare, si arresta. All’improvviso il vuoto. L’auto affonda i suoi equilibri ed io non sono più me stesso. Ho dato tanto e non ho raccolto nulla. Ho sperato e sono stato ingannato. Ho addirittura pensato di dover combattere una guerra per affermare alcuni miei diritti. La follia la lascio nelle menti di chi l’ha generata. Non mi resta altro che abbandonare l’auto ed imbarcarmi verso aperture oceaniche, col vento in faccia e nuovi sogni da riporre nei segreti dell’alba che verrà. La rincorsa inutile non mi appartiene più”.

http://marcobozza.blogspot.com/

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