Riparte l’edizione pomeridiana di Passaggio a nord Ovest condotta da Alberto Angela che ci porta in uno squero, la fabbrica delle gondole. Scopriamo come si costruiscono, come si governano e quanto valgano. Insomma curiosità e segreti di quell’imbarcazione che da tempo scivola maestosa nella laguna veneziana. Gondola e Venezia, non si può parlare di una senza parlare dell’altra, al punto che la gondola oggi viene considerata come un simbolo della città.
Viene costruita interamente a mano da maestri d’ascia. Richiede ben otto tipi diversi di legno che insieme, fanno squadra, tutti inchiodati e senza colla, mesi di lavoro e esperienza, fondamentale nella costruzione. Lo squerarolo lavora a mano come un tempo, senza il supporto di progetti scritti e personalizzando ogni barca su misura del gondoliere che la governerà. La lunghezza è di circa 11 metri, la larghezza media 1.40 e pesa intorno ai 350 kg. Tre costoli con forma predefinita per modellare la prua e la poppa, piegati e sagomati col fuoco per raggiungere la curvatura giusta. Acqua e fuoco, due elementi, e il legno si curva. Mani abili che piegano il legno, lo verificano e piano piano la gondola viene alla luce, con la sua accentuata forma a mezza luna. Il tutto deve essere perfetto e ottenuto solo grazie all’esperienza e alla bravura dei maestri d’ascia. La chiglia a fondo piatto per pescare meno e non incagliarsi nelle secche, l’ abete per lo scafo, l’ olmo per i sanconi, la quercia – che più sta in acqua più diventa dura – per legarli, il mogano per le coperture, la forcola in noce. In questo luogo dove il tempo si è fermato, sono le stagioni e la luce del giorno a dettare il ritmo del lavoro. L’ imbarcazione, ben fatta e ben tenuta, può stare in acqua 25 anni. La gondola ha una caratteristica forma
asimmetrica (verso destra), creata appositamente per permettere al gondoliere di vogare con minore sforzo. È patrimonio di una
cultura universale che vede nel manufatto, nella “bella cosa fatta a mano”, l’immagine di una civiltà che ha saputo coniugare in un intrigante “life style” il bello, la tradizione e il lusso.
Dalla magica atmosfera del lento scivolare delle gondole veneziane a una spaventosa tragedia:
Lisbona è una città moderna a tutti gli effetti e non sembra conservare traccia del dramma che l’ha colpita il
1° novembre del 1755. Quel giorno,
un terribile sisma, del 9° grado della scala Richter
sconvolge la capitale portoghese, seguito da un enorme tzunami, che la rase al suolo per un terzo provocando circa 90mila vittime. La mattina del 1° novembre,
ore 9.40, la città era animata, al mercato i primi a reagire nervosamente furono gli animali, ma nessuno si allarmò. Poi, dalle viscere della terra un boato, le campane iniziarono a suonare contemporamente, subito dopo le porte dell’inferno si aprono sotto i piedi della gente, la terra trema per
6 interminabili minuti, le scosse furono avvertite in diversi Continenti. Il caos è generale, le strade si trasformano in immense distese di macerie, più di un quarto delle case vengono divorate, la folla è ormai presa dal panico, i feriti urlano sotto le rovine. Le scosse fanno perfino franare alcune delle più alte montagne del Portogallo.
Ore 10.00 all’enorme forza distruttrice fa seguito
il mare, che impazzisce: le conseguenze disastrose si manifestano sotto le acque provocando una sorta di maremoto. Un’onda anomala alta tra i 12 e i 18 metri, un muro d’acqua si solleva, sommergendo il porto, la città bassa e i numerosi rifugiati che cercavano salvezza dal terremoto. Il
pericolo mortale si abbatte distruggendo tutto e seminando morte. Per quale motivo la collera di Dio si rovesciò su una delle città più religiose d’Europa? La sciagura era avvenuta proprio il giorno di Ognissanti e proprio nel momento in cui molte persone stavano assistendo alla santa messa. Strana coincidenza, per un Paese così cattolico come il Portogallo. La Chiesa ufficiale e la maggioranza del clero parlarono di
punizione divina. Risultò cosa strana che proprio i luoghi di culto avessero avuto la peggio. E il terremoto fu visto come un avvertimento del Signore all’inte
ra Europa affinché abbandonasse l’Inquisizione introdotta dalla Spagna e l’estremismo religioso per tornare a una maggiore tolleranza. E il giorno dopo si cominciò la ricostruzione guardando al futuro con più comprensione.Infine Passaggio a Nord Ovest ci fa conoscere la storia di
Pu yi, l’ultimo imperatore della Cina, incoronato nel 1908 all’età’ di due anni. La sua vita, affascinante e ricca di traversie, fu resa celebre dal film di
Bernardo Bertolucci “L’ultimo imperatore”.Appuntamento alla prossima settimana per un altro, avvincente viaggio, nel mondo della conoscenza.