Diversi studi concordano nell’affermare che negli anni della crisi le imprese italiane si sono difese bene in termini di competitività nel quadro internazionale. Ora, secondo un rapporto dell’agenzia di rating Standard & Poor’s, le nostre aziende dovrebbero migliorare nel 2016 in redditività e competitività, favorite da una più generica ripresa economica. La Fondazione Symbola ha sempre sottolineato la vitalità delle nostro sistema. L’Italia, infatti, è tra i Paesi più virtuosi per quanto riguarda la crescita dell’export manifatturiero nel periodo caratterizzato dalla crisi economica, mettendo a segno tra il 2008 e il 2013 un’espansione nelle esportazioni pari al 16,5%. Paesi come Germania e Francia hanno registrato valori più bassi (rispettivamente +11,6% e +5,9%). Ad ogni modo un certo consolidamento delle imprese italiane è stato già osservato nel 2014. Una recente analisi del Cerved sostiene che le aziende hanno migliorato la propria redditività e la sostenibilità finanziaria, tuttavia l’andamento delle vendite è stato ancora debole (la crisi e le continue turbolenze finanziarie hanno un impatto negativo in questo senso), incrementando i ricavi di appena l’1% rispetto al 2013 (e restando comunque distanti dai livelli pre-crisi). Nonostante performance non così negative, non tutte le aziende italiane sono riuscite a contrastare efficacemente la crisi e molte di esse hanno dovuto affrontare svantaggi competitivi rispetto alle imprese estere. Su tutti la debole ripresa economica, un processo appena cominciato, con un Pil previsto a +0,7% quest’anno – osserva S&P, ma il governo ha alzato le stime di crescita a +0,9% – contro il +1,6% dell’Eurozona. Ci si attende però un aumento degli investimenti già nel 2015, fattore fondamentale per rilanciare l’economia. Un altro punto di debolezza è la struttura del tessuto imprenditoriale, che privilegia nel nostro paese aziende di piccole dimensioni, quasi mai in grado di competere nei mercati internazionali e poco inclini a investire in innovazione (perdendo anche in produzione). In più gli investimenti pubblici nel settore delle infrastrutture sono stati pari al 2,2% del Pil nel 2014 rispetto al 2,9% dell’Unione europea. Alla luce di tutto ciò, gli analisti di S&P ritengono che la ripresa interesserà una determinata categoria di imprese: quelle export oriented, quindi competitive a livello internazionale, e quelle più piccole che prevedono di ristrutturare e consolidare le attività “per migliorare la loro redditività”. Eppure dal rapporto “Impresa e Competitività 2015” dell’Obi (Osservatorio regionale banche-imprese di economia e finanza) risulterebbe che le imprese italiane (un campione rappresentativo dell’83% tra quelle operanti nei settori manifatturiero, ICT, costruzioni e turismo) siano al momento scarsamente propense a investire, nonostante il migliore clima di fiducia. E le previsioni del fatturato per il 2015 sono ancora negative, con un calo del 2,6%.
(anche su T-Mag)
Potrebbero interessarti anche :