Di solito, non appena vedo in libreria un volume nuovo dello scrittore americano Nicholas Sparks, cambio immediatamente direzione. Di questo autore ho letto, anni fa, Le parole che non ti ho detto, e mi è bastato. Non che scriva male, anzi. Considerando poi un dettaglio non trascurabile su quanto ha guadagnato in questi decenni dalla vendita dei suoi libri, direi che tutto sommato schifo non può fare. Sì, sì, la storia la conosco bene… de gustibus non est disputandum e tutte quelle cavolate lì. Ok, me ne faccio una ragione.
Beh, che dire, mi sono almeno parzialmente ricreduta. Certo, lo stile è sempre quello, la storia d’amore c’è, il lieto fine pure. Anche se, almeno per questa volta, il finale a tinte rosa è stato col botto. Una piacevole sorpresa. Le storie che si intrecciano sono quelle di Ira, un anziano, che ha un terribile incidente d’auto, Sophia, una tipica studentessa universitaria americana e poi lui, il bel tenebroso pieno di guai e problemi, ma dolce e capace di grandi gesti, Luke. Infine, il personaggio che più ho amato, quello che rivive nei ricordi di chi resta (Ira): la moglie defunta Ruth, che magicamente riprende per un breve periodo di tempo il suo posto di fianco al marito.
Nonostante i cuori, i fiori e le rose tipiche di questi romanzi romantici, questo tutto sommato non mi è dispiaciuto perché, oltre ai sentimenti, l’autore parla moltissimo di arte. Ed è stato soprattutto questo elemento a convincermi a terminare il libro e anche ad apprezzarlo.