LA RIVALSA DELL’ANDROIDE
Ex Machina | Un film di Alex Garland
di Leone Maria Anselmi
Nel romanzo Eva futura (1886) Villiers de l’Isle-Adam descrive la figura di un proto-androide e affronta la spinosa questione etica del confine tra l’essere umano e la macchina. Ancora prima, nel 1818, Mary Shelley aveva dato alle stampe il suo Frankenstein, o il moderno Prometeo, una creatura non più umana, frutto malsano della crescente onnipotenza scientifica (il sottotitolo riferito a Prometeo vuol proprio alludere all’illusione di certa scienza sperimentale di poter raggiungere qualsiasi obiettivo e di poter infrangere qualsiasi codice naturale). Tra fine ‘800 e i primi decenni del ‘900 la letteratura pullula di inquietanti presenze robotiche, tra gothic story, libri d’avventura e di fantascienza, ma sarà il cinema (mezzo tecnologico per eccellenza) a iconizzare prepotentemente l’automa antropomorfo (basti pensare alla Maria-robot del Metropolis di Fritz Lang, 1927). Nel suo Ex Machina Alex Garland fagocita tutte le suggestioni e le implicazioni legate al tema – potrà mai il sangue umano irrorare circuiti elettromeccanici?, si potrà mai infrangere il confine che separa l’umano dal non umano?, sarà mai in grado un’intelligenza elettronica di maturare una coscienza, un afflato, un sentimento? – le macina, le reimpasta per poi trasporle nella ferita viva della nostra contemporaneità sempre più malata di tecnologia. Lo scenario descritto da Garland, per quanto fantascientifico, risulta sotto molti aspetti credibile; le tecnologie galoppano sempre più velocemente (e chi si distrae resta indietro), diavolerie nanotecnologiche che diventano sempre più leggere e invisibili, impalpabili, indistinguibili. L’ex machina risponde al nome di Ava, una bellissima donna-robot che per qualche oscura ragione acquisisce sempre più consapevolezza della sua condizione. Ava elabora pensieri, osserva, deduce. Agisce in lei una inquieta curiosità, un anelito, un’aspirazione. Non è un freddo robot e non è una donna biologica, ma un qualcosa che sta nel mezzo; non è la sola, ce ne sono altre come lei, infinite altre, tutte riposte in apposite nicchie come barbie-doll gonfiabili, spente e riaccese secondo il capriccio del loro inventore, Nathan Bateman. Il mondo non sa nulla e non deve sapere. Almeno per il momento il progetto deve restare top secret.
Tutto si svolge in un luogo sperduto e inaccessibile, in un lussuoso bunker mimetizzato tra i boschi norvegesi. Qui Bateman (lo scienziato pazzo a capo del progetto) convoca con un escamotage un suo dipendente, il giovane e promettente Caleb Smith (impiegato presso un grande motore di ricerca), con lo scopo di testare psicologicamente ed emotivamente la sua Ava, e di riflesso il suo interlocutore umano. Caleb arriva scortato da un elicottero, totalmente impreparato a quello che si troverà di fronte. L’interazione tra Caleb e Ava procede per gradi. La donna-robot vive isolata tra pareti di vetro, in gabbia, come un animale pericoloso, come un virus isolato. Caleb la osserva, non crede ai suoi occhi, Ava è bellissima, la sua pelle è giovane e soda, il suo sguardo è magnetico, la sua voce è sensuale, profonda. Il robot scompare sotto l’abito di pelle, e una strana disturbante umanità prende il sopravvento, prevarica la macchina fino a somatizzarla. L’interazione genera in Caleb un innamoramento e in Ava un irresistibile desiderio di libertà, di evadere dal bunker e di scoprire in mondo. Ed è esattamente quello che avverrà, a dispetto dei finali più melensi e prevedibili. Nessuna storia d’amore, nessuna soppressione del mostro-macchina. L’intelligenza artificiale ha la meglio sulla miseria morale dell’uomo. il film – visivamente impeccabile e con effetti speciali assolutamente avveniristici e ben dissimulati – ha il merito di poggiare su una sceneggiatura corposa che scava chirurgicamente nella psicologia dei tre personaggi. Ava è la più complessa dei tre, la sua mente è misteriosa e nuova. Quell’umanità che intendeva schiavizzarla ha dovuto soccombere. Anche i tempi, fortemente rallentati, misurati, concorrono a tinteggiare un’atmosfera sospesa, ibrida, con un che di latente ed inquieto sempre nell’aria.
Il thrilling sfuma nel drammatico, e la fantascienza si vela d’onirico. Le scene più interessanti sono quelle che riprendono l’umanoide nelle sue stanze di vetro, in una solitudine sovrumana, sognante e insieme claustrofobica. Indovinatissime le musiche di Geoff Barrow e Ben Salisbury, con sonorità vitree e liquide. Il film è stato proiettato per la prima volta il 23 marzo 2015 al Teatro Petruzzelli di Bari, nell’ambito della rassegna “Bari International Film Festival”. Disponibile al momento solo la colonna sonora (in doppio vinile e in doppio cd). Entro la fine dell’anno è prevista la pubblicazione del dvd e del blu ray.
Leone Maria Anselmi
Cover Amedit n. 24 – Settembre 2015
“Noli Me Tangere” omaggio a Pier Paolo Pasolini.
by Iano 2015
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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 24 – Settembre 2015.
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