La rivincita di Marx e le nostre miserie

Creato il 28 marzo 2013 da Eastjournal @EaSTJournal


di Matteo Zola

Marx sembrava morto e sepolto. Dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine della Guerra Fredda che, di fatto, era anche una guerra ideologica, il pensiero marxista è finito nel dimenticatoio: sconfitto dal capitalismo, fallito nella sua realizzazione sovietica o cinese, superato nella sua teoria della “lotta di classe”. Il neoliberismo, appiattendo in Occidente le vecchie “classi”, rifondandole in una sola precaria e flessibile categoria di lavoratori, riducendo il ruolo dell’industria (e quindi quello della “classe operaia”) sembrava aver vinto. Poi è venuta la crisi economica, che si è trasformata in finanziaria e in debitoria. Il primo mondo ha così riscoperto le disuguaglianze sociali e lentamente va riorganizzando il dissenso su nuove direttrici trasversali alle “classi” rivendicando quei diritti sociali che la crisi sta mettendo in discussione.

Il settimanale conservatore americano Time ha dedicato a Marx un lungo articolo, a firma di Michael Schuman, nel quale rivaluta la lezione di Marx. Certo, si tratta di un articolo di giornale e non di un saggio di filosofia, ma traccia un percorso e sdogana un tabù: Marx è ancora attuale. Ci voleva quest’epoca di miseria materiale e morale perché qualcuno se ne accorgesse?

Marx ha teorizzato che il sistema capitalista impoverisce le masse e concentra la ricchezza nelle mani di pochi, causando come conseguenza crisi economiche e conflitti sociali tra le classi sociali. Aveva ragione. E’ fin troppo facile trovare statistiche che dimostrano che i ricchi diventano sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri” scrive Schuman. “Questo non vuol dire che le teorie di Marx erano del tutto corrette. La sua ‘dittatura del proletariato’ non ha funzionato come previsto. Ma le conseguenze delle disegualianze sono esattamente quelle che aveva predetto:  il ritorno della lotta di classe. La rabbia dei lavoratori di tutto il mondo è in crescita: dagli Stati Uniti alla Grecia”. E ancora: “Marx aveva previsto un tale esito. I comunisti affermano apertamente che i loro fini possono essere perseguiti solo con l’abbattimento violento dell’ordine sociale esistente. ‘L’unica cosa che i proletari hanno da perdere sono le loro catene’. Ci sono segnali che i lavoratori di tutto il mondo sono sempre più impazienti. A decine di migliaia sono scesi nelle strade a Madrid e Atene, protestando contro la disoccupazione e le misure di austerità che stanno ulteriormente peggiorando le cose”.

Valutazioni un po’ di superficie su quello che fu, con pochi altri, un filosofo dell’economia capace di immaginare un nuovo modello economico alternativo a quello capitalistico. E quello che oggi manca, in occidente, è proprio l’immaginazione. Recuperare Marx potrebbe forse renderci la possibilità del “pensare diverso”? Inoltre il Time sembra confondere il disagio sociale, la mancanza di futuro, la disoccupazione e il malcontento per le misure economiche imposte dal neoliberismo, con la rabbia dei lavoratori. Quella di Madrid e Atene è la rabbia di chi non lavora. Ma Schuman guarda più al dato contingente: “Se i politici non praticheranno nuovi metodi per garantire eque opportunità economiche a tutti, i lavoratori di tutto il mondo non potranno che unirsi. E Marx potrebbe avere la sua vendetta”.


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