Schiuma soffice, morbida, bianca, lieve lieve
sembra panna, sembra neve.Gaber
In principio fu la Schiuma.
La schiuma è stato il simbolo del benessere e del progresso, sinonimo di quel boom economico che oggi appare un miraggio, incastrati come siamo tra un passato duro a passare e un futuro impossibile a venire.
Ci manca la schiuma a lubrificare dolcemente gli ingranaggi.
Quando ero piccolo e innocente, inconsapevole del problema dell’inquinamento, lontano mille miglia dall’avere una coscienza ecologica, privo di freni inibitori non per una smodata lussuria, ma per una innocua e quanto mai definita concezione del mondo, non teorico ma inconsapevole applicatore pratico di un’utopia di felicità uterina, mi crogiolavo beato nella vasca da bagno sommerso dalla bianca e soffice aura protettiva di una schiuma, corroborante e perfetto sostituto della mamma, pur in tutta la sua artificiosità.
La schiuma è il risultato del caos.
Nel crearla mi sentivo il padrone dell’universo chiamato vasca. Con un po’ di bagnoschiuma e di acqua ecco spuntare fuori questa informe e massiccia meraviglia di disincantato candore.
Quanto mi piacevano quelle bolle? Quanto a lungo si perdeva la mia fantasia nell’inseguire i fragili frattali che il sapone creava nell’accatastarsi di bolle, dentro le quali potevo percepire l’espansione dell’universo. Presto tutto l’esistente sarebbe stato riempito e perpetuato di schiuma.
Poi arrivò l’entropia.
Arrivò la coscienza ambientale, arrivò il risparmio di quel prezioso oro blu dalla sigla chimica di H2O, arrivò il ritmo della scuola e del lavoro, niente più vasca, doccia, velocità, efficienza.
Ok, siamo d’accordo.
Ma quanto mi manchi, mamma schiuma?