http://blog.giallozafferano.it/aciascunoilsuo/
Vorrei condividere con chi ha voglia di leggere, con chi è vegetariano, con chi è vegan, con chi mangia la carne e con chi non è d’accordo. Leggere e sapere è un dovere. Il futuro è nelle nostre mani. Non credo che nessuno ci stia obbligando a diventare vegetariani o vegan, ma semplicemente ci stia indicando la strada giusta per modificare la nostra alimentazione, riducendo il consumo di proteine di origine animale. La rivoluzione vegetariana salverà il pianeta? Be cool, Save the planet.
Articolo tratto dalla Stampa e presente anche sul blog Vegan3000Nella giornata mondiale dell’Alimentazione l’appello degli animalisti: un altro modo di mangiare è possibile e “costa” meno alla terradi Antonella MariottiDiventare vegetariani o vegani. E’ questo il regalo più importante che si possa fare al Pianeta e a noi stessi in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Lo dice l’Enpa, l’Ente nazionale protezione animali, lo dicono le associazioni di vegetariani e vegani ma lo sostengono anche autorevoli economisti ed esperti di alimentazione o medici. Basta solo fare un conto: una caloria vegetale ne costa più o meno dieci di petrolio per produrla, una caloria proveniente dalla carne ne costa almeno cento.
Una scelta etica fondamentale, sia per salvare l’uomo e gli altri esseri viventi, sia per preservare il pianeta dalla deriva della desertificazione, della perdita della biodiversità e dei pericolosi cambiamenti climatici.
A sostenerlo sono anche economisti e scienziati. Primo fra tutti Jeremy Rifkin, il quale si è reso portavoce di un messaggio forte e inequivocabile: il mondo per salvarsi, ha bisogno di una rivoluzione vegetariana. I dati, del resto, parlano chiaro: sulla terra ci sono circa 6,5 miliardi di persone, ma – secondo la FAO – solo il 20% può nutrirsi in modo adeguato. Il 26% del Pianeta è invaso dagli allevamenti di animali, che ogni anno producono oltre 1500 miliardi di tonnellate di deiezioni, causa – a loro volta – dell’emissione del 18% dei gas serra (i veicoli ne producono solo il 14%).
Le deiezioni totali prodotte dagli allevamenti avicoli ogni anno sono pari a 50 miliardi di tonnellate, 1000 miliardi quelle dei bovini e 550 milioni di tonnellate quelle prodotte dagli altri animali. Soltanto gli Usa producono 500 milioni di chili al secondo per un totale di oltre 1500 miliardi di tonnellate annue.
I terreni della foresta amazzonica, strappati al loro naturale splendore selvaggio, sono ormai devastati dall’uomo che ogni anno taglia alberi e massacra centinaia di specie animali e vegetali per far diventare quei terreni o pascoli per armenti, destinati alla produzione di hamburger per Paesi già ipercolesterolici, o campi per produrre foraggi per gli allevamenti. L’88% dei terreni disboscati dell’Amazzonia sono stati destinati al pascolo, così come il 70% di quelli panamensi e costaricani, distruggendo il più importante polmone del mondo.
I danni sono irreparabili. La deforestazione distrugge la biodiversità, toglie ossigeno, favorisce i fenomeni di desertificazione, aumenta l’emissione di gas prodotti dagli animali allevati in modo intensivo e ne sacrifica la vita a vantaggio di pochi, con un prezzo pagato invece da molti – uomini e animali – e dalla natura tutta. Occorrono in media più di 16 chili di foraggio per produrre un chilo di carne e, secondo i dati FAO, e dai 1.000 a 2.000 litri d’acqua per produrre un chilo di grano mentre per ottenere la stessa quantità di proteine animali ne servono da 13mila a 15mila litri. Se tali risorse fossero impiegate per le colture cerealicole e leguminose, probabilmente la fame nel mondo sarebbe solo un ricordo.
Ma non è tutto: negli allevamenti gli animali vengono bombardati con massicce dosi di antiobiotici che finiscono per entrare nella catena alimentare dell’uomo (soltanto in Europa se ne consumano ogni anno 5mila kg), determinando i pericolosissimi fenomeni di antibiotico-resistenza.
«I motivi alla base della scelta vegana o vegetariana non sono legati soltanto al dovuto rispetto per gli animali o ragioni dietetico – salutiste», commenta il direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri, che prosegue: «Il rispetto per la vita tutta e l’obiettivo di realizzare un mondo più equo passano per una scelta che ormai ci rende cittadini più consapevoli, più capaci di valutare che i nostri comportamenti hanno impatti e ripercussioni globali».
Tra le diete vegetariane quella vegana (senza carne, pesce, uova, formaggi e derivati) è espressione di un profondo rispetto per l’ambiente e la natura. Il futuro della Terra e la sua sopravvivenza sono legati indissolubilmente al rispetto essenziale di tutti quegli equilibri interconnessi tra loro, ad iniziare da ciò che consumiamo, a tavola e non. Decidere di diventare vegetariani e poi vegani fa bene non soltanto a noi stessi ma anche agli animali e a tutti quei popoli che -a causa del consumo sfrenato imperante nell’altra metà del mondo- diventano sempre più poveri.
16/10/2013
Fonte : http://www.lastampa.it/2013/10/16/scienza/ambiente/focus/la-rivoluzione-vegetariana-salver-il-pianeta-QKd7BOvQFt6fwWwhK0YxaN/pagina.html
http://blog.giallozafferano.it/aciascunoilsuo/