Anche per il più distratto, tra coloro che si trovano a passare di qua, la rocca di Radicofani è un elemento del paesaggio che impressiona.
E' a partire da qui, fino al lago di Bolsena, che si fondevano, con numerose intersezioni, le due grandi direttrici del traffico diretto a Roma del medioevo. La Via Francigena, che scendeva da nord-ovest, e la Via Romea Teutonica, che scendeva da nord-est.
Se della Via Francigena ormai si sa quasi tutto, e il suo percorso è da tempo un itinerario culturale europeo, è anche noto che, a partire dai secoli XII e XIII, i pellegrini “tedeschi e ungari”, che provenivano dai paesi dell’Europa centro-settentrionale e dall’area danubiana, seguivano un altro itinerario, chiamato “via di Alemagna” o ”via Teutonica”, che utilizzava principalmente il passo del Brennero e raggiungeva la pianura padana, ove dava luogo a una serie di percorsi terrestri e acquatici, che convogliavano lungo la via Emilia, grande collettore dei transiti per Roma. Procedendo poi verso sud, la via superava la dorsale appenninica con un ventaglio di valichi. Attraverso la vallata casentinese, la strada arrivava poi ad Arezzo, proseguendo per la val di Chiana sino a Cortona. Dal lago Trasimeno fino ad Orvieto, si diramavano tutta una serie di percorsi che confluivano nella via Francigena, nel tratto, appunto, da Radicofani a Montefiascone.
Sfoglio l'ultimo numero della rivista "De Strata Francigena", (n. XIX/1-2 (2011)), dal titolo "Radicofani e la Via Francigena", che raccoglie gli atti del Convegno tenuto il 2 agosto dello scorso anno a Radicofani, alla cui pubblicazione hanno contribuito gli amici del Comune di Radicofani.
Vi leggo, nel testo di Giovanna Casali, "Per una storia urbana del borgo di Radicofani", un'attenta analisi architettonica, che sintetizza la storia urbana del borgo di Radicofani, peraltro complessa e varia, specialmente a causa dei molti e potenti terremoti che hanno sconvolto il castello fino all’epoca moderna, ma poi drasticamente ridotti, ipotizza, con lo sfruttamento geotermico dei vapori presenti nel sottosuolo amiatino.
Sfoglio con curiosità e passione, e leggo, di tanto in tanto, briciole della storia di questo castello che domina Val d’Orcia a nord e Val di Paglia a sud, e da cui, si dice, e ci credo, che nelle giornate d’inverno, battute dalla tramontana, si riescono a intravvedere la Maiella, i monti Cimini e il Pratomagno, i Sibillini e le Apuane, oltre al mar Tirreno dietro all'Amiata.
Praticamente metà del mondo.