Alle stanze ha rinunciato da decenni ed anche la vecchia proprietaria, quella che mi dava alloggio, è morta lo scorso inverno, così è rimasto un baretto di montagna che tenta di sopravvivere all’inverno, puntando tutto sul paio di mesi estivi in cui spera di riempire al meglio i tavolini del dehors sulla piazzetta. Eccomi dunque puntuale ogni mattino, a sorbire marocchino e brioche all’albicocca, con l’incombenza di leggermi quietamente il giornale nell’attesa che transiti qualche amico con cui prevedere se nel pomeriggio pioverà o meno. Vi assicuro però che l’atmosfera è molto serena, le nuvole passano veloci sui crinali ai lati della valle senza fermarsi, il Forte sta lì e si può star certi che non si muoverà neanche domani. C’è bisogno di certezze al giorno d’oggi, in cui volano gli spread, che non sono rapaci che si librano lontani dai loro nidi sulle cenge di roccia del monte Albergian. Chissà se al De Amicis sarebbe piaciuta questa calma assoluta che regna oggi qui sulla piazza. Niente rumor di scarponi di soldato, niente zoccoli di muli o di cavalli fieri di ufficiali gentiluomini, niente tacchi di signore in villeggiatura. Di tanto in tanto qualche vecchietta curva col bastone diretta alla farmacia in fondo al paese, unico negozio in cui si può trovare coda. Forse piace a quei pochissimi che qui han comprato casa proprio per sfuggire alla ressa, quelli che hanno in uggia la folla e che al solopensiero della pace un po’ funebre, delle stradine solitarie, ritrovano il sorriso. Certo non piace un gran ché al gestore del bar che guardando sconsolato l’unico tavolino occupato, si ripassa la mano sulla testa ormai priva di capelli, forse caduti nell’attesa. Per farlo contento ordinerò un altro marocchino, con una bella spruzzata di cacao.
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