Ho tentato e ritentato, come con la ruota della fortuna. Un giro, due giri, ma non è mai uscito il mio numero. Il numero che ho in mente non è mio, non è di nessuno è solo un numero preso a caso una mattina d'inverno. Il primo giorno dell'anno, è un numero, è anche un numero primo, com'eri il primo tu. Il primo così diverso. Avevi il sapore di notti insonni. Avevi il sapore di troppi pesi caricati in pochi anni di vita. Avevi ancora l'ingenuità di chi ha un briciolo di speranza. Avevi già tante cose tue. Avevi una vita tua, già improntata, preparata. Hai avuto anche me che mi riflettevo in tutto ciò che eri e avevi. Mi sembrava di guardare dentro un pozzo e vedere alternativamente la tua e la mia immagine. Notti polverose da non riuscire a toglierne un granello neppure sbattendo fuori la vita e rimanendo nudi, senza pensieri. Notti dolci, baci tormentati, poesie puerili, abbracci di addio ogni giorno, sogni pesanti, macigni ingombranti. Avrei voluto ma era troppo. Tutto era troppo per me. Io che ho potuto solo desiderare, avrei voluto restare accanto a te finché non finiva l'anno. Perché il primo giorno dell'anno, era ancora lontano.
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