Direzione palazzo delle esposizioni, mostra sul fotografo Rodcenko (pron. Rodshenko).
Ad essere sincero mi aspettavo di più: mi è sembrato un fotografo piuttosto "normale". Forse perchè inconsciamente uso il "metodo Rodcenko" di mio: foto scorciate, piccoli dettagli che si ripetono e inquadrature particolari, come queste qui:
Sicuramente il russo fu un fotografo innovatore, ma la sua tecnica-immagino geniale per l'epoca (inizi '900 e guerre mondiali)- ora mi sembra normale. Direte voi: quanti artisti di strada dipingono quadri simil Leonardo? Eppure solo Leonardo è geniale, perchè è il primo ad averlo fatto (stesso motivo per cui non urino in un'opera d'arte e la gente non fa la fila per venire a vedere un Duchamp nel mio bagno).Dico io: sì, ma questo qui non mi trasmette niente. Preferisco, per fare un paio di nomi, Lartigue (anche lui con una passione per lo sport, ma la sua fotografia passa l'idea di dinamismo e spensieratezza di inizi '900) ed Elliott Erwitt.
Poi una capatina ai realisti socialisti. La storia della rivoluzione russa in immagini: prima i quadri che rappresentano i contrasti borghesi-proletari, poi invece i quadri rappresentano una realtà (reale?) dove tutti i russi vivono in pace e, con la destalinizzazione iniziata negli anni sessanta si torna al realismo e a temi più crudi. Oltre a dei quadri notevoli è stato interessante vedere come l'arte possa essere usata a scopo fortemente propagandistico facendole rappresentare la realtà a immagine e somiglianza di ciò che il regime vuole.Una chicca: i quadri ad un certo punto ritornarono sulla via di un "realismo" opposto a movimenti come il futurismo italiano. Perchè? semplicemente, probabilmente, per accontentare i gusti di Stalin. Ah cosa non si fa per un "caro leader".
L'ultima mostra era decisamente più leggera, ma una di quelle piacevoli scoperte che ti rendono allegro.Prendete un artista russo dal nome inconfondibile. Prendete degli animali, meglio se esotici.Prendete dei tessuti vintage. Inventate delle storie.Ecco così l'opera di Vladimir Radunksi, che ha inventato i conigli sarti boliviani e cucito, con tessuti antichi, abiti per animali,creandone le storie.Così all'ingresso ammirerete un abito di couture creato per le nozze di un'anaconda, oppure una enorme cravatta in seta stampata a mano per giraffe.
E così la cravatta è servita a una giraffa (anzi giraffo) con problemi di statura, Chuck, per conquistare una sventola, i copri coda da rugby per le tigri di madras sono ancora impolverati, il re degli elefanti ha grandi babucce con le sue iniziali ricamate e al ritz anche i colombi viaggiatori hanno bellissime livree.
Naturalmente le pantofole sono in velluto di seta ricamato per il re Babar nella Francia degli anni '30. Come minimo mi auguro che l'artefice sia l'atelier Lesage.
La mostra nasce dall'osservazione che tutti gli animali che popolano le nostre fiabe sono così umanizzati da arrivare a essere vestiti (in fondo un gatto che se ne fa di degli stivali). Oltre all'idea, la presentazione (tessuti vecchi, storie...) è geniale.Il nome è, naturalmente, B/Vestiario.