Il gruppo IST, di proprietà del magnate Aleksandr Nesis, vuole creare una joint-venture con la società Rostekh, di proprietà statale. All’impresa parteciperà anche un grosso fondo d’investimento. La zona individuata per l’estrazione è nella Yakutia ed ha una dimensione di 250 chilometri quadrati. Il giacimento è considerato uno dei più grandi esistenti sul pianeta ed è stato stimato contenere 154 milioni di tonnellate di alcuni elementi delle terre rare: ittrio, niobio, scandio e terbio.
La nuova società si pone anche l’obbiettivo di estrarre monazite, prezioso minerale contenente altri metalli delle terre rare come lantanio e cerio, ma anche torio, il metallo che potrebbe diventare nel futuro il sostituto dell’uranio per la produzione di energia nucleare. L’impianto di estrazione della monazite, dislocato a Krasnoufimsk, verrà iniziato nel corso di quest’anno e sarà terminato entro il 2017, ma entrerà a pieno regime soltanto nel 2018.
Nessuna informazione è nota sulle tempistiche del progetto estrattivo nella Yakutia.
Nel mercato mondiale delle terre rare la Russia rappresenta soltanto il 2% della produzione e anche del consumo. Al contrario, la Cina produce circa il 97% delle terre rare a livello globale. I principali consumatori sono invece Stati Uniti, Unione Europea e Giappone che hanno ripetutamente denunciato la Cina per il monopolio sulla fornitura di terre rare, denunciando che le industrie cinesi godono di un vantaggio competitivo sleale nei confronti dei concorrenti occidentali. La Cina è stata denunciata all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) per evitare che proceda con l’attuale politica di restrizione delle esportazioni per danneggiare le industrie dell’Occidente.
Giappone, Stati Uniti e Regno Unito, hanno recentemente lanciato nuovi progetti per la ricerca di terre rare in tutto il pianeta, compresi le superfici sommerse dagli oceani (“Terre rare in fondo all’oceano: un sogno che potrebbe diventare reale“).
I 17 metalli delle terre rare sono impiegati in una grande varietà di applicazioni, tra le quali vi sono le batterie per telefoni, la produzione di componenti elettronici, le batterie per veicoli elettrici ed ibridi, la raffinazione del petrolio e i sistemi missilistici.
Avere il controllo di questo mercato non è soltanto una leva economica per sviluppare il sistema industriale di un paese, ma è una leva strategica per garantire la sopravvivenza di industrie vitali per la sicurezza nazionale, come quelle militari, e per la produzione di energia.
Chi si aggiudicherà il controllo di una quantità significativa di questi metalli strategici, potrà competere con la Cina per la supremazia economica e tecnologica nei prossimi decenni.
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