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La Russia vista con gli occhi di una giornalista.

Creato il 25 luglio 2011 da Dcavedon
La Russia vista con gli occhi di una giornalista.
Anna Stepanovna Politkovskaja - La Russia di Putin
Anna Stepanovna Politkovskaja era una giornalista russa, assassinata nel 2006 nell'ascensore di casa. Politkovskaja era una giornalista "con la schiena dritta", implacabile e incorruttibile nel denunciare lo sfascio dello Stato Russo.
"La Russia di Putin" narra della Russia attuale fino alla fine del 2004, ed è un libro brutto, anzi brutale, diretto, e non si digerisce. Politkovskaja scrive di fatti scomodi, episodi che dopo anche il lettore vorrebbe dimenticare. Ma che si devono conoscere: la guerra infame in Cecenia, dove i militari russi si macchiano di violenze di ogni tipo, anche sulla popolazione inerme, la deriva dell'esercito russo, allo sbando, in disarmo e ridotto alla fame, il fallimento del sistema giudiziario, sottomesso al corrotto potere politico e mafioso. Mafia e politica, appunto, non hanno contorni ben definiti, si sovrappongono, si completano, braccio destro e sinistro che lavorano alla conservazione del potere. I politici italiani che guardano con occhio benevolo alla leadership russa, dovrebbero essere più prudenti nei loro giudizi.
Poi ancora: il terrorismo, con le stragi di Beslan e del teatro Debrovna, nelle quali il Governo non si fa scrupoli di assassinare bambini e adulti pur di sbarazzarsi dei terrorismi.
Questo libro è anche (probabilmente) la causa della morte di Politkovskaja, come lo sono gli altri articoli apparsi sul suo giornale, la Novaja Gazeta. Infatti, lo scenario che si percepisce alla fine del libro è inquietante e desolante: la Russia del sovrano assoluto Zar Vladimir Putin è uno Stato totalitario e corrotto, governato con pugno di ferro dall’ex capo del KGB, che col suo Governo persegue il fine unico del potere assoluto.
La Russia vista con gli occhi di una giornalista.Anna Politkovskaja
Il libro si legge velocemente, lo stile è quello dell’inchiesta giornalistica, ma si deve sorbire a piccole dosi perché è davvero difficile assimilare tante brutte storie di seguito.
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