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La sabbia australiana scorre nella clessidra di Robbie Deans. E ne è rimasta davvero poca

Creato il 28 agosto 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

La sabbia australiana scorre nella clessidra di Robbie Deans. E ne è rimasta davvero pocaIn Nuova Zelanda circola una battuta in questi giorni: Robbie Deans è oggi più amato dai tifosi di quel paese di quanto non lo fosse quando allenava i Crusaders. L’allenatore neozelandese alla guida dell’Australia è sulla graticola delle critiche: la sua nazionale sembrava che dopo il Tri-Nations 2011 dovesse spaccare il mondo, invece con il passare del tempo si è persa via, a partire dalla RWC. Come spesso accade la Fortuna non è stata dalla sua: la sequela di infortuni che hanno interessato e interessano i giocatori che fanno parte del giro wallabies è oggettivamente impressionante (e in questi giorni in pochi ricordano l’assenza di James O’Connor, uomo che manca tantissimo a questa squadra), ma non può diventare un alibi, anche perché la qualità media degli atleti a sua disposizione rimane alta, molto alta. E troppo spesso l’Australia è sembrata una somma di singoli, non una squadra. E qui le responsabilità sono sue.
A Sydney sono in tantissimi ad essere sicuri che la sua avventura sulla panchina della nazionale si fermerà molto prima della scadenza naturale del suo contratto (il prossimo giugno). La stampa è sicura: a Deans rimangono le quattro partite con Argentina e Sudafrica ancora in programma da qui alla fine del Rugby Championship per salvare il suo posto. Se i risultati non dovessero essere quelli desiderati, la panchina wallabies avrebbe già un nuovo padrone per il tour europeo autunnale (quando è in programma – il 24 novembre a Firenze – anche la sfida con l’Italia). E l’ARU avrebbe già la soluzione in tasca,: Ewen McKenzie.


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