Il polentone è uno dei piatti regionali che mi ha sempre incuriosito, di cui ho sempre sentito parlare e che proprio ieri sera è stato al centro di una lunga chiacchierata con i miei amici del Bar del Furlo.
E’ una polenta piuttosto densa fatta con farina di mais, acqua e sale, fatta nel paiolo di rame, girata con il il cazzagno (bastone utilizzato per girare la polenta), versata quindi su di un canovaccio leggermente bagnato, fatta raffreddare. e tagliata a fette con un filo legato al dito, fette che vanno disposte a strati in un caldaio (ma anche in un tegame da forno). Ogni strato viene poi condito con il sugo di pancetta e salsiccia (fatte prima rosolare nell’olio) e con abbondante pecorino grattugiato. Il tutto va posto poi sulla brace (o nel forno) per una decina di minuti.
E proprio di lui questo manifesto parlava…
ed oggi, giorno di Ferragosto, sono andata ad Abbadia di Naro ad incontrarlo
Già lungo la strada mi ero fermata in un bar a bare un caffè e nel bar ho trovato questa brochure che mi ha ancor più predisposta all’incontro…
La bellissima immagine d’altri tempi, messa in primo piano nella brochure, mi ha fatto tornare in mente i tempi passati, quelli in cui i carbonari e i boscaioli si cibavano spesso con questa polenta perché oltre ad essere molto economica era molto sostanziava e li sosteneva nel loro faticoso lavoro e ne ha evocato le origini.
Arrivata poi nell’area della Chiesa di Abbadia di Naro ero veramente entusiasta.
In prima battuta ho incontrato quelli che scherzosamente definisco ” i polentari” e cioè le persone che armate dell’apposito bastone di legno di occupano della preparazione del polentone…
poi sono passata all’interno dove c’era la cucina ed eccolo li, steso su di un canavaccio leggermente inumidito, il polentone nel suo splendore…
pronto per essere tagliato…
disposto nelle apposite teglie e condito alla carbonara o al ragù…
il polentone alla carbonara
il polentone con il ragù
il tutto abilmente preparato con passione da un simpatico staff di cuoche e cuochi…
il menù della sagra, però prevedeva altre leccornie…
le penne al ragù….
il ragù per condire le penne
le cotiche con i fagioli…
le cotiche con i fagioli
e una irresistibile trippa…
la trippa
preparati da delle ottime cuoche e da un cuoco speciale…
Come ad ogni sagra che si rispetti, poi non potevano mancare le salsicce alla griglia…
le salsicce alla griglia
e poi ancora antipasti all’italiana…
e poi tanto altro ancora…
Da buona forchetta ( ops BuonaCucina :-) ) mi sono concessa una abbondantissima porzione di polentone e per non sbagliare ne ho mangiato un po alla carbonara, un po al ragù
Quale era migliore? Non chiedetemelo perché non so rispondere: erano sorprendentemente buone entrambe
Cari amici che avete organizzato questa Sagra, vi ringrazio perché mi avete dato modo di incontrare “il polentone” di cui avevo tanto sentito parlare e di apprezzarlo nella sua semplicità e squisitezza. Spero di incontrarvi ancora il prossimo anno sempre nella stessa Sagra, e sempre nello stesso posto
Per chi volesse contattarvi, per maggiori info sulla sagra, riporto qui sotto i numeri di cellulare scritti nella vostra brochure 335.6276852 – 334.9721904
Alcune curiosità…
Abbadia di Naro è un piccolo gruppo di case sulla strada che collega Acqualagna e Piobbico (SS 257 “Apecchiese”), posto sul ciglio di una forra scavata dal Candigliano. Lungo questo fiume passa il confine tra i Comuni di Cagli (in destra idrografica) e di Acqualagna (in sinistra idrografica). La Forra di Naro è profonda e suggestiva, ma sfugge a chi percorre la strada principale.
Attorno si trovano su un’altura in riva destra il Castello di Naro, massiccio edificio dalla caratteristica forma tondeggiante affacciato a dominare la valle, nel 1200 di proprietà della famiglia Siccardi.
Poi la Chiesa di S. Maria Nuova, dove nel XII secolo era presente un fiorente monastero benedettino. L’attuale chiesa, restaurata, è a navata unica e mostra sul davanti i ruderi di un pronao. Nel Medioevo la strada passava di fronte alla chiesa anziché in riva sinistra del fiume come l’attuale Strada Apecchiese.
Infine il Mulino dello Scalone, oggi in disuso, che utilizzava l’acqua del Fosso della Vena mediante uno sbarramento, e la Centrale idroelettrica di Ca Romano o di Naro (in Comune di Acqualagna), costruita dove in precedenza si trovava il mulino omonimo.
( fonte: http://www.lavalledelmetauro.org )