Tratalias, Santadi, San Pietro, Sant’Antioco, Teulada e le basi militari, Iglesias con il bar dei cacciatori, la birra Ichnusa, il filu ‘e ferru’, Nebida e il vento.
Al rientro ho letto “NuraGhe Beach – La Sardegna che non visitereste mai” di Flavio Soriga, una non-guida che racconta proprio di quella Sardegna che non ti aspetti: campagna, quella campidanese, i silenzi delle chiese, il mare di Chia, il vino Carignano del Sulcis. Uomini, pochi. Storie, moltissime.
Un “angolo di fine del mondo” dove andare.
«Se uno volesse capire – spiega Soriga – cos’è la Sardegna oggi, aldilà dell’estate e delle vacanze organizzate, dei cori a tenore e dei nuraghe, delle fiabe e delle leggende, che cos’è la vita normale per la stragrande maggioranza di chi abita permanentemente nell’isola del Mediterraneo chiamata Sardegna, se uno volesse capirlo davvero, dovrebbe prendere la macchina e guidare da Cagliari, viale Marconi a Quartu Sant’Elena, poi tornare indietro passando per Quartucciu, Selargius, Monserrato, Pirri. Un simile giro in automobile, nell’enorme, sterminata periferia cagliaritana, con il tipico continuo alternarsi di casette ingrandite e palazzetti non finiti, centri commerciali, orti abbandonati, capannoni malandati e scintillanti villette a schiera, multisala e parcheggi, centri storici campidanesi e palazzi di edilizia popolare, un simile giro in auto sarebbe il modo migliore per capire questa terra, il regno di Marco Carta, dove «Amici» è la Bibbia, la De Filippi è la madre nostra che dà senso al giorno che arriva, dove Dimensione Danza non è una marca, ma una scelta di vita».
Il Sulcis è bellissimo, ho dormito in posti speciali: Is Concais a Tratalias e il B&B Nuraximannu a Santadi e ho mangiato dove il cibo ha valore: La grotta del Tesoro sempre a Santadi e Da Silvana appena prima di Sant’Antioco.
Il vino, il formaggio, le seadas e i malloreddus alla campidanese hanno accompagnato un mare da ricordare, insieme al vento, ai colori, alle miniere e ai falchi della regina.