*** La scatola.

Da Arthur

Capita a volte nella vita di ripercorrere momenti che senza una verosimile ragione, abbiano in qualche modo condizionato le nostre scelte. E allora basta un nome, una frase, il colore delle foglie ingiallite di un mattino qualsiasi a farteli rivivere, ma…

Mi allungo sulla sedia e quasi mi sdraio; oggi è di quelle giornate in cui non ho voglia di pensare a nulla e così mi stiracchio con lo sguardo perso un po’ su quella scatola e un po’ fuori alla finestra.

E’ strano, quando vuoi annullare ogni pensiero i pensieri ti vengono incontro e fanno capolino malgrado tu dica loro di andare via, prepotenti, senza alcun ritegno.

Torno di nuovo a guardare quella scatola e chissà perché sembra diversa, non è solo questione di colore, anche quello, o di materiale, anche quello, vederla rinchiusa in quell’angolo ne amplifica la forma e le dimensioni, come se il suo contenuto volesse a tutti i costi spuntare fuori, e al pensiero mi vien quasi da ridere, perché m’immagino due guance gonfie di vento e lettere disordinate che in un’esplosione di linee rette e curve provano a dar forma a parole mute, ma che hanno l’aspetto di grida che libere da ogni pudore, portano sorrisi, portano lacrime, ricordi ingarbugliati sommersi dalla polvere del tempo, una matassa di fili da sbrogliare, che si percorrere solo se le dita, tra pollice e indice, trovano il ritmo giusto.

No, non ho voglia di pensare a nulla, come in un cartone animato, sento l’aria che si smuove risucchiata dal sordo rumore di un coperchio che si chiude, e un raggio di sole che filtra dai vetri appannati della finestra mi rammenta la giornata che da poco è incominciata.

Beh, tiriamoci su le maniche che son tante le cose che m’aspettano e nel farlo, sorrido al nuovo giorno, perché oggi sono quel che sono.