Secondo. Dopo il successo planetario, Cobain e soci hanno la forza contrattuale per imporsi sulla Geffen. Nevermind era costato troppi compromessi, troppe sovraincisioni ed edulcorazioni. La storia di In Utero (secondo alcuni il vero capolavoro dei Nirvana) doveva essere diversa.
E lo fu. Chiamato a produrre il disco, Steve Albini asciuga ogni sospetto di ridondanza e di raffinazione, stringendo il rumore e le melodie del gruppo sotto l’imperativo dell’essenziale. Una radicalità sfacciatamente anti-mainstream che dà forma a un lavoro perfetto per i circuiti sofisticati dell’indie, ma irricevibile per un pubblico mondiale cresciuto a pane e Guns’n’Roses. La Geffen, sconvolta, fa remixare il disco a Scott Litt (produttore dei Rem). Albini va su tutte le furie, i Nirvana provano a resistere.
In Utero che conosciamo è figlio del compromesso: tutti i brani compaiono nella versione Albini, tranne i singoli (Heart-shaped box, All Apologies) che sono quelli lavorati da Litt.
La scelta dei Nirvana ha conseguenze forti. In sette giorni In Utero vende 180 mila copie, mentre nella prima settimana di VS dei Pearl Jam i dischi volati via sono oltre 950 mila.