Davvero un anno infausto questo 2015: dopo la scomparsa del sublime Pino un altro macigno si abbatte sul mio personalissimo pantheon musicale. Apprendo solo ora la triste notizia del decesso di Garrison Fewell, insigne didatta, talentuoso musicista, meraviglioso essere umano nonché discepolo gentile ed ecumenico del risvegliato, da sempre legato al nostro paese dove ha vissuto ed insegnato a lungo, dividendosi tra Boston e la sua amata Bergamo.Di lui mi piace ricordare, oltre ad una manciata di raffinatissimi album, i seminali manuali chitarristici, ma soprattutto il testo “Outside Music, Inside Voices” (Saturn University Press, 2014), splendida raccolta di interviste a grandi jazzisti contemporanei sul rapporto tra improvvisazione e spiritualità, opera davvero unica e profondissima.Nel mio intimo conserverò il prezioso ricordo, ancora vivissimo, di un ciclo di lezioni private di cui beneficiai (seppur con poco profitto, sono uno studente indisciplinato e distratto) qualche anno fa ed una più recente frequentazione mail nella quale mi onorò della sua amicizia dispensando con innata modestia preziosissimi consigli, non solo musicali.La sua assenza sarà incolmabile, ma gli armonici della sua lirica archtop risuoneranno ancora a lungo nel cuore di chi ha conosciuto la purezza della sua musica e la bellezza della sua generosa anima.Goodbye dear maestro!
Nam myoho renge kyo. Amen.