La Scoperta dell’Altro: una Nuova Sensibilità per Dexter Morgan

Creato il 04 aprile 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Loredana Aiello 4 aprile 2013

Grandi novità aspettano il nostro ematologo di fiducia al quinto appuntamento: l’autore statunitense Jeff Lindsay, reduce da un proficuo corso accelerato di narratologia, ci regala una nuova avventura criminale nella soleggiata Miami. Dexter il delicato, edito da Mondadori nel 2012, con consueta traduzione di Cristiana Astori (titolo originale Dexter Is Delicious, 2010), è tra più interessanti libri della saga. La prima novità riguarda la vita familiare di Dexter; il libro si apre con un ansioso papà che attende pazientemente in ospedale la nascita del proprio figlio: «Tutto è cambiato. Un mondo che include anche Lily Anne Morgan è qualcosa di completamente sconosciuto: è più carino, più lindo, morbido e dai colori più luminosi. [...] Ora c’è qualcosa da crescere, da proteggere, qualcosa di cui gioire. [...] Forse il mondo di Dexter deve crollare ora e sulle sue ceneri ne sorgerà uno nuovo, felice e rosa confetto». La paternità gli cambia completamente la visione del mondo. La “delicatezza” del titolo si riferisce proprio alla rinascita morale che scaturisce alla vista del suo «gnocco rosaceo». Abbandonate le aspirazioni, espresse in precedenza, di crescere un figlio che portasse avanti la sua idea di giustizia, il neo-papà Dexter si propone di essere una persona migliore. Anche se la luna continua ad emanare il suo famelico richiamo, l’Oscuro Passeggero viene tenuto sotto controllo ed estromesso da questo nuovo “quadretto familiare”.

Ma, è ovvio, la polizia e la scientifica di Miami devono far fronte a nuove sanguinose emergenze: proprio la massiccia presenza di sangue (senza corpi) costituisce la pista da seguire per un possibile caso di omicidio. Lindsay si rivela sempre più astuto nello sfornare best sellers rispetto ai primi romanzi dedicati al “serial killer di serial killer”. Prendendo spunto dalla spropositata ondata di successo che ha, in questi ultimi anni, tra gli adolescenti il vampirismo, inaugurata – inspiegabilmente – da Twilight (pellicola diretta da Catherine Hardwicke nel 2008), lo scrittore intesse una trama insolitamente ricca e dettagliata, dai risvolti accattivanti e gustosamente masochisti. Lungi dallo sconfinare – e precipitare – nel fantasy, i vampiri designati da Jeff Lindsay appartengono ad una cerchia di fanatici del genere, ricchi ragazzi annoiati che sperperano i loro patrimoni in stravaganze e odontoiatria cosmetica. Come ultima civetteria, lo scrittore statunitense non si lascia sfuggire neanche questa volta un finale a sorpresa, in realtà un doppio finale a sorpresa, dal sapore vagamente ellenico da deus ex machina.

La quinta stagione trasmessa da Showtime deve affrontare un arduo compito: tenere testa ai risultati – e quindi anche alle alte aspettative del pubblico – raggiunti dalla precedente. Riscatto e vendetta sono le parole che meglio descrivono le linee guida usate dagli autori. Innanzitutto sarebbe meglio non continuare nella lettura qualora tra voi ci fosse qualcuno interessato a vedere la quarta stagione, perché non si può fare a meno di parlare di un certo “dettaglio” che riguarda la puntata finale. Impavido, e a dirla tutta anche un po’ borioso, Dexter aveva giocato col fuoco, Trinity Killer alias Arthur Mitchell, e adesso deve pagarne le amare conseguenze. Dopo il ritrovamento del corpo esanime di Rita nella vasca da bagno, il mondo gli crolla addosso. Vittima del suo superomismo, non può fare a meno di sentirsi responsabile della distruzione del suo nucleo familiare, e di aver condannato il piccolo Harrison al suo stesso destino: assistere inerme alla morte della madre immerso in una pozza di sangue.

In un primo momento, dopo lo stordimento iniziale, il perito ematologo decide di andare via da Miami per allontanarsi dalle persone che ama, convinto che la sua presenza avrebbe solo nuociuto loro. La prima e la seconda puntata (rispettivamente Colpa mia e La palude dell’orrore) procedono seguendo una tempistica molto lunga: il lutto, le indagini, lo smarrimento; ma anche il trasloco e la logistica familiare. Tuttavia, quello che più conta è l’impatto di questo evento sull’emotività del protagonista; una persona innocente è morta per colpa sua, a causa del suo voler spingersi oltre: se avesse ucciso subito Trinity, se non avesse voluto studiarlo e capire il modo in cui conciliasse il lavoro, la vita familiare e il suo oscuro hobby, tutto questo non sarebbe successo. Deve porvi in qualche modo rimedio. Lentamente l’azione si sviluppa. Per pura casualità, Dexter scopre un assassino: Boyd Fowler (Shawn Hatosy), un operatore ecologico, un raccatta carogne, che scarica barili in una palude. Deontologicamente discutibile, ma il vero problema è il contenuto dei barili…

Da qui in poi, la storia si infittisce a macchia d’olio. Gli autori si dimostrano abili nell’inserire un gran numero di personaggi (talvolta coalizzati in azioni criminose), ma non abbastanza da gestirli senza intoppi. Il principale pregio di questa quinta stagione è sicuramente la coerenza e l’unità di ispirazione con le precedenti, ma qualcosa inizia ad incepparsi. Appare inutile, usando un eufemismo, la vicenda della “Santa Muerte” e poco approfondito un personaggio importante come Jordan Chase (Jonny Lee Miller), chiusa in maniera sbrigativa la cartella riguardante Stan Liddy. L’errore più grave è quello di aver gettato un po’ “troppa carne al fuoco”, ma se si tiene conto della bellissima storia costruita attorno al personaggio di Lumen Pierce (Julia Stiles), fragile e violento allo stesso tempo, non si può non ritenerlo un errore veniale.


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