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Non riuscivo a scandire una sola lettera in inglese dall’imbarazzo, figuriamoci se fossi riuscita ad articolare un discorso anche lontanamente comprensibile (quando, in genere, me la cavo discretamente, tanto che l’università di Cambridge ha deciso di darmi il certificato in Advanced English, qualche anno fa. La stessa università però in quella situazione, mi avrebbe strappato quel certificato davanti ai miei occhi e me l’avrebbe fatto mangiare)!
Ho tuttavia cercato di scuotermi dallo stato d’inebetimento totale in cui ero e di dare almeno l’impressione di avere una parvenza di capacità cognitiva, dicendo che mi sarebbe piaciuto imparare, ma ancora non avevo iniziato. Gli ho accennato di voler chiedere a un mio contatto facebook, N.C. piper, di grande spessore in Scozia, lezioni on line. Quando il proprietario ha udito il nome del piper, non solo mi ha detto di conoscerlo perchè vive lì vicino, ma con dovizia di particolari, compresi gli estremi dei vicini di casa, alla faccia della privacy, ma mi ha anche detto che lo avrebbe chiamato per telefono.
Cosaaaaaaaaaaa? No! Non esiste! Perchè lo doveva chiamare? “Per fartici parlare”, mi ha risposto con molta tranquillità! “Scusiiii??? Sta scherzando? E’ un gioco?” “Forse non ci siamo capiti”! Insomma, incurante del mio stato emotivo sull’agitato andante, mentre lo supplicavo di non telefonare, il tipo compone il numero di telefono di uno dei maggiori piper esistenti… per farmici parlare!!!!!??? Tutte a me accadono?! “E che gli dico”???
Di male in peggio! N.C. risponde e il proprietario del negozio gli comunica che c’è una ragazza italiana desiderosa d’imparare a suonare la cornamusa e che “VUOLE” parlare con lui. In quel momento stavo per scappare e dare di pazzo al proprietario della rinomata bottega “Stirling bagpipes”, ma inerme, come ipnotizzata, ho preso quell’I-phone in mano e ho detto “hello” al grande N.C., io misera italiana che osa anche parlare di cornamusa al suo cospetto! Non riuscivo a spiccicare parola col proprietario, figuriamoci al telefono con quel famoso piper, di cui ho sempre letto le prodezze su facebook. Avrei preferito essere tra le mani di Anubi, piuttosto che al telefono con lui. Non ricordo bene la nostra “conversazione”. Ho rimosso il mio balbettio sussurrato a N.C. in una lingua semi incomprensibile, con suoni che lasciavano intendere fosse stata di matrice indoeuropea, ma non ancora decifrati dai linguisti. Altro che in inglese!
Il proprietario e il suo “garzone” avevano messo su una chiacchiera interminabile con me, (probabilmente ero una fonte di comicità per loro e più mi parlavano, più emergevano aspetti comici della mia persona, più loro si divertivano) ma io avevo bisogno di aria: li ho salutati e sono uscita dalla bottega. Ero distrutta!
Lentamente, molto lentamente, ci siamo incamminati sulla salita che conduce al castello di Stirling, il quale si affaccia sulla piana che porta lo stesso nome della cittadina. Dal castello si vede chiaramente lo Stirling bridge, nome anche dell’omonima battaglia, ivi combattuta nel 1297. Fu la prima delle guerre d’indipendenza scozzesi. In quell’occasione, le forze scozzesi di William Wallace sconfissero quelle inglesi. La piana è molto verde e si estende quasi a perdita d’occhio. Regale, elegante e imponente, il castello presiede la piana e l’osserva in continuazione, quasi pronto a redarguirla per eventuali passi falsi. Non siamo entrati al castello perchè era tardi; ci siamo trattenuti sul piazzale antistante l’entrata ad ammirare il panorama. Si vedeva davanti a noi il monumento a Wallace, visitato l’anno precedente, e tutte le case immerse nel verde pallido di quel lembo di Scozia.
Sull’onda dei ricordi, ci siamo avviati al B&B.
Continua…
Photo Credits: Lucia Tysserand
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