Prosegue il viaggio di Lucia lungo le Highlands e con esso i racconti di viaggio per la raccolta “Scotland, my love”. Oggi la troviamo alle prese con i suoi connazionali, profondamente amareggiata per l’episodio che turba la suggestiva bellezza di uno dei luoghi simbolo della Scozia: Eilean Donan Castle.
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Era l’ora di ripartire. Dovevamo arrivare a Fort William.
Ci siamo diretti verso Lochalsh e in breve siamo arrivati, nuovamente, ad Eilean Donan Castle. Ci siamo fermati per godere della vista del castello con la luce del sole, ma la magia che qui trovammo all’andata, era completamente sparita. Ita! Sembrava di stare in un altro luogo.
Brillava il sole nel cielo e i colori del castello e dell’ambiente erano chiari e lucenti. Intorno a noi però non c’era la pace della Scozia, nè il silenzio del lago, ma voci sconosciute di tanti turisti di diverse nazionalità che si muovevano velocemente davanti al visitor centre, noi compresi! Toglievamo la magia a quell’ambiente e lo rendevamo uguale a ogni piazza o ogni strada di qualsiasi anonima città, in cui la gente cammina senza fare attenzione ai particolari lungo il marciapiede, perchè non ha nessun interesse a guardare, ma anche perchè non c’è nulla d’ammirare. Ecco! Quella era l’atmosfera che purtroppo percepivo in uno dei luoghi più belli della Terra, quella mattina d’agosto, nella mia amata Scozia.
Quella stessa mattina, sul ponte di pietra, immortalato dal film Highlander, testimone di tanti scorci di vita passata, degno di onore e di gloria, ho visto una scena raccapricciante che mi ha fatto vergognare nuovamente di essere italiana, mi ha fatta amaramente vergognare davvero e mi ha mostrato la stupidità della gente e quanto sia biasimevole la loro mancanza di rispetto delle altre culture. Anzi! Si tratta d’ignoranza imputabile a mancanza di conoscenza, sebbene, indubbiamente, sia anche in debito di una buona dose di buon senso. Ecco quello che siamo capaci di fare noi Italiani e lo facciamo in molti di più di quanto si creda. Racconto l’episodio.
C’erano molti pullman parcheggiati davanti al castello, ognuno con la propria guida: un uomo scozzese in kilt. Tra i turisti, c’era anche un gruppone d’italiani che, con la loro capogruppo, si stava avviando verso il castello. A un certo punto, la tizia italiana capogruppo, con tutti i suoi vacanzieri, si è girata verso la guida scozzese e le ha sollevato il kilt e rivolta al suo gruppo, ha detto a voce alta: “Vediamo se indossa le mutande”. Sarei voluta andare a dirgliene quattro perchè è a causa di persone come lei che tutti gli altri italiani rispettosi, seri e consapevoli finiscono giudicati con gli stereotipi con cui noi italiani siamo conosciuti all’estero, ma non avrebbe capito, così ho evitato di creare una rissa e ho desistito.
Lo scozzese comunque non si è scomposto. Come? Dov’è l’onore di un uomo? Dov’è l’onore che ha contraddistinto i suoi antenati? Come ha potuto permettere che una cretina gli facesse uno spregio tale? E’ così venduto al Dio denaro che non ha osato ribellarsi o protestare? Oppure, ahimè, ancora peggio, era talmente abituato a tale gesto irriverente della cultura scozzese, che non ci ha più neanche fatto caso? In ogni modo, è stata un’orrenda scena da osservare, in una terra contraddistinta da una storia d’onore, di lotte per le passioni e per gl’ideali, che tutt’oggi combatte per la sua indipendenza, fiera e indomita! Delusa e mortificata per l’uomo scozzese in kilt, sono montata in macchina e mi sono diretta verso la Glen Shiel.
Continua…
Photo Credits: Lucia Tysserand
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