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La Scozia di Lucia: l’avventura di raggiungere Lochcarron

Creato il 24 luglio 2013 da Auroradomeniconi

La Scozia di Lucia: l’avventura di raggiungere LochcarronLasciate le Ebridi e la quiete delle isolate spiagge atlantiche, Lucia affronta il suo personale “inferno” lungo la strada che la porta via da Plockton. E per la raccolta “Scotland, my love” racconta come dopo una rocambolesca avventura, che l’ha lasciata con il fiato sospeso, abbia trovato il modo di rilassarsi in un ameno villaggio prima di raggiungere Lochcarron.

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Non mi è concesso ripetere il linguaggio non proprio oxfordiano che ho mantenuto per tutta la durata del viaggio, poichè rovinerei la poesia del luogo, ma lo si può ben intuire. Perchè mi sono abbandonata a “rifiniture linguistiche” di ogni colore? Perchè la strada (asfaltata) che abbiamo percorso da Plockton a… (località sconosciuta) è stata un’avventura, molto da fiato sospeso!

Era una strada strettissima, praticamente una single track road, ma lì non veniva adottata nessuna delle regole di precedenza o di limite di velocità, che contraddistinguono le cugine stradine di campagna. Comincio col dire che la strada era stata costruita in mezzo ai versanti di un bosco, tra le sue curve e le sue pareti di terra. Era piena di curve, spesso a gomito e non si vedeva assolutamente niente davanti a noi, a ridosso della curva, a causa anche del foltissimo sottobosco, le cui frasche, i cui cespugli e le cui erbe crescevano sin sul bordo della strada, formando una barriera verde che rendeva ancora più difficoltosa la già difficile visuale. Le fronde degli alberi si abbracciavano in alto, sopra la strada, formando una galleria verde, molto apprezzata in termini ecologici e pittoreschi, ma per niente da un punto di vista di viabilità e visibilità: era quasi buio! Tra il tempo nuvoloso e il buio del bosco, la strada angusta e piena di curve, diventava un passaggio dantesco.

I dannati dal nostro sommo poeta (noi) erano destinati a passare dall’altra parte del fiume per mano di Caronte; il nostro Caronte ci stava conducendo dall’altra parte del Loch Carron, attraverso quella strada infernale. Ancora di più lo era perchè le macchine viaggiavano a velocità inaudite e ce le ritrovavamo frontalmente, nelle curve, in mezzo alla strada. Ho urlato tanto per il terrore, e non solo! Ho urlato, o meglio, inveito contro le altre macchine soprattutto, ma anche contro Paolo che guidava. Gl’intimavo di rallentare… a modo mio… ahimè; chiudevo gli occhi e mi batteva forte il cuore dalla paura. Più di una volta, per scansare le auto che non si degnavano di stare dalla loro parte e di rispettare i limiti, siamo finiti fuori strada. Temevo veramente uno scontro!

Forse per fortuna o forse perchè sono stata troppo esagerata sui reali rischi di pericolo, abbiamo raggiunto l’altra parte del lago e ci siamo trovati in un luogo davvero fuori dal tempo e dallo spazio, perchè la stradaccia di prima mi ha fatto perdere ogni orientamento, tanto era stata lunga e tortuosa e mi sembrava durata delle ore, anzichè un’oretta scarsa! Fuori dal tempo anche perchè il paesaggio era straordinariamente rigoglioso e pittoresco!

La Scozia di Lucia: l’avventura di raggiungere Lochcarron
Immersi in una vegetazione senza confini, ci siamo trovati in posti dimenticati anche dalle carte turistiche e dai cartelli stradali. A un certo punto del viaggio verso Lochcarrron, ci siamo trovati su una strada in forte discesa, sul pendio di una collina, il lago alla nostra destra e boschi ovunque; solitario, sul lato della strada, si ergeva un cartello stradale col classico simbolo della stazione ferroviaria. No, non era possibile! Abbiamo fatto mente locale su quello che avevamo visto e abbiamo convenuto si fosse trattato di un errore. Non poteva esserci nessuna ferrovia lì. No, assolutamente! Altri pochi metri e abbiamo girato lungo un tornante che ci ha fatti scendere di altitudine ed è apparso ai nostri occhi un villaggio. Un villaggio su quella discesa, tra i pendii del bosco e  il lago? Non era neanche segnalato! Non mi aspettavo di vedere delle case lì! Giunti al livello del lago, alla nostra sinistra s’intravedeva un piccolo molo da cui le barche venivano portate sulle acque del lago. E’ stato proprio lì che ho visto un ragazzo con una valigia in mano, fermo, davanti alle acque del Loch Carron. Perchè stava lì?

L’unica spiegazione possibile era che stesse aspettando il treno!!! Era vero! C’era davvero una stazione ferroviaria, anzi, lì c’era solo la fermata del treno! Come ci sarà finito lì quel ragazzo? Che ci faceva? Incredibile come questi scozzesi si siano adattati all’ambiente! Mi sono lasciata stupire da quel posto così remoto, ma in cui c’era anche la stazione ferroviaria e, sicuramente fino a poco tempo fa, anche il battello per andare dall’altra parte del lago. Sulla mia guida, acquistata meno di due anni fa, era segnalato infatti. Deve essere stato dismesso da poco.

La Scozia di Lucia: l’avventura di raggiungere Lochcarron
Abbiamo proseguito la strada verso Lochcarron che abbiamo raggiunto in breve. Questo posto, tanto famoso sulle guide e sui libri, non l’ho trovato come mi aspettavo. Mi è sembrato anonimo, senza angoli caratteristici, nè c’è stato qualcosa che mi abbia rapito il cuore. Considerato che non c’era nulla da vedere, e che non eravamo interessati all’acquisto del Tweed, ci siamo seduti sulle rive del loch e abbiamo consumato il nostro pranzo.

La Scozia di Lucia: l’avventura di raggiungere Lochcarron
Siamo stati seduti a lungo sui massi, di fronte alle acque e mentre mangiavamo i nostri sandwich e le patatine di cui non ricordo il gusto, anche se  mi sembra fossero state ai gamberetti, ho attraversato il lago con la mia mente e mi sono tuffata nel verde delle colline circostanti. Mi sono lasciata trasportare in una lunga serie  di ricordi scozzesi. Ricordi d’ incantevoli paesaggi, di belle persone e d’indimenticabili esperienze che la Scozia mi ha regalato. Ricordi d’incanti e di magia scorta sulla superficie argentata dei loch, di ansie di addii o di saluti a cui avrei voluto dedicare più tempo e dare maggior risalto; ricordi di piper che suonano su colline dimenticate e la cui musica si perde in lontani e angusti echi di gioia, di glen che s’insinuano tra le coste frastagliate della Scozia. Ricordi di B&B in cui abbiamo spiato la vita privata degli scozzesi e dei volti sfumati dal tempo dei loro proprietari. Ricordi di traghetti che mi hanno portata d’isola in isola, in luoghi che mi sono entrati dentro il cuore, ma che poi, mi hanno anche riportata via da quegli stessi amati luoghi!

La Scozia di Lucia: l’avventura di raggiungere Lochcarron
Ero assorta davanti alla superficie del lago, da cui ogni tanto affiorava un pesce che con guizzo fulmineo rientrava sotto l’acqua; assorta a fissare le colline davanti ai miei occhi, ricoperte di boschi. Pensavo e pensavo mentre mangiavo e quando ho finito di mangiare ho continuato a pensare lo stesso. Ero sorda a tutti i rumori che mi circondavano, presa nel divagare della mia immaginazione, lì sulle rive sassose del Loch Carron. Non ero tranquilla. La mia anima tormentata e raminga, come quella tempestosa dei poeti romantici inglesi, Byron, Shelley, Keats, si alleava con sensazioni burrascose e complesse e m’impediva di distendere il cuore sulle acque tranquille di quel lago per rianimare la pace della mente e del mio cuore. Forse a causa del posto che non ho trovato molto attraente.

Continua…

Photo Credits: Lucia Tysserand

Leggi: La Scozia di Lucia: la pacata bellezza di Plockton

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