A volte capita in età adulta di sentire il bisogno di parlare di sé in maniera più dettagliata, di raccontare la storia della propria vita. Questa è prima di tutto un' esigenza personale che nasce dal desiderio di fare un po' d'ordine dentro di sé e per cercare di capirsi meglio, capire il presente che si vive perché è il risultato di quello che siamo stati, di chi chi abbiamo amato, di quello che abbiamo fatto e vissuto e incontrato, sofferto. Nasce il pensiero autobiografico che si trasforma in scrittura autobiografica: nell'esaltante passione di lasciare traccia di noi a chi verrà dopo o ci sarà accanto. Esso richiede metodo, coraggio, impegno ma procura al contempo un grande benessere. Nel momento in cui questo pensiero assume i caratteri di un progetto narrativo, quando intende essere un diario retrospettivo, storia di vita e suo romanzo, ridà senso alla vita stessa, la passione avvertita per il proprio passato si trasforma in passione di vita ulteriore, poiché la vita passata a cui guradiamo assume contemporaneamente la forma di una lontananza- rappresentiamo noi stessi come un personaggio, un altro da noi- e un ricongiungimento, una riappacificazione, un'accettazione col passato. In maniera molto semplice suggerisco una serie di procedimenti pratici a cui si può fare riferimento per cominciare a costruire
la 'sintassi' della nostra vita passata, avendo presente la chiarezza architettonica dell'impianto. Prima di tutto stilate la pagina dei ricordi che sarà il canovaccio di base da cui partire per il loro ampliamento.
- La pagina dei personaggi-chiave della mia vita
- la pagina degli oggetti (giochi, abiti, collezioni ecc)
- la pagina degli 'interni' fondamentali -luoghi chiusi- (case, stanze, cortili, androni, ecc)
-la pagina dei paesaggi aperti (mare, campagna, montagna ecc)
-la pagina delle sensezioni più antiche (suoni, odori, sapori ecc)
- la pagina delle scene ( i quadri viventi, i gruppi di famiglia)
-la pagina dei compagni di gioco o di scuola
- la pagina degli amori
Ovviamente l'elenco delle pagine può continuare a piacere perché il pensiero autobiografico non solo riordina i contenuti, ma costruisce i contenitori, li costruisce a seconda anche della propria sensibilità ed esigenza, a seconda della propria esperienza di vita, ad esempio si può continuare con la pagina dei viaggi, dei dolori più forti, delle eseprienze di lavoro, ecc.
Ovviamente questo elenco di cose saranno ricaricate dai nessi, dai motori dei sentimenti che le hanno collegate, animate, che le hanno rese importanti per noi, altrimenti sarebbe un elenco muto ed inerte.
Questo è il primo passo da compiere per organizzare la propria sintassi narrativa, sarà quindi il caso di procedere poi all'organizzazione temporale di questi contenuti. Nel caso di un'autobiografia il tempo che pare logico rispettare è quello diacronico, sebbene alcuni episodi e momenti della vita siano più significativi di altri e quindi anche nella narrazione assumono una rilevanza diversa. Si può elaborare quindi una tabella in cui da una parte si elencano i nomi dei ' contenitori' scelti ad esempio: pagina degli oggetti, dei luoghi ecc, dall'altra si inseriscono le macrosequenze temporali diacroniche della propria vita ad esempio: prima infanzia, adolescenza, giovinezza ecc.
Alcune regole essenziali nella scrittura dell'autobiografia per non contravvenire al genere sono queste: il testo scritto deve presentarsi come un racconto, la visione della vita deve essere introspettiva e retrospettiva, il protagonista del racconto è una vita individuale nella sua evoluzione, nelle sue connessioni con eventi sociali, storici e pubblici. Il racconto dovrà essere in prima persona e si giustifica per l'assetto evolutivo della storia personale: dovrà esserci un prima e un dopo un antefatto e un finale inframmezzati da vicende, vicessitudini, peregrinazioni; la visione dovrà esprimersi attraverso ricordi, note psicologiche, evocazioni. Si possono utilizzare una serie di procedure narrative scelte a piacimento: anticipazioni, flashback, periodi riassuntivi, salti cronologici ecc. Il personaggio chiave resta sempre e comunque colui che scrive che si confronta con le domande essenziali "chi sono?", "chi sono stato?".
Nei prossimi articoli del blog proseguirò con approfondimenti del genere autobiografico
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