Femina Versi è il mio terzo libro di poesie. Lo considero infatti un libro di poesie piuttosto che una silloge o un raccolta.
Credo fermamente che si possa scrivere un opera di per sé completa, non frammentata, con una sorta di sua trama interna, usando il linguaggio poetico come strumento di comunicazione.
La sfida, iniziata con Cenerentola balla sola nel 2010 (pubblicato da Akkuaria) e proseguita con I giardini di Inanna (sempre Akkuaria, 2011) giunge così ad un terzo immaginario capitolo.
La mia è una scrittura al femminile. Nasce dall'esigenza, come donna, di esprimermi semplicemente per quella che sono: senza mediazioni, senza timidezze, senza quella buona educazione che ci rende condizionabili agli stereotipi di genere e che ci concede spazi solo nella misura in cui ci incaselliamo bene nel mondo maschile.
Il mio tentativo è sempre stato quello di presentarmi al pubblico come donna che esprime un vissuto che si rispecchia nel comune e condiviso vissuto emotivo e psichico del genere femminile.
Il mio tentativo è sempre stato quello di verificare sul campo se questo linguaggio arcaico ed archetipale è esistito davvero e se esiste tutt'ora nonostante quattro millenni di cultura patriarcale con punte repressive e terribilmente violente (come durante il genocidio dell'inquisizione) nei confronti del pensiero e del corpo delle donne.
Il mio tentativo è sempre stato quello di comunicare con la sintesi poetica il percorso che studiose, storiche, archeologhe, letterate e altrettanti autori maschili hanno espresso attraverso i loro lavori per contribuire alla creazione di una società egualitaria nel rispetto delle differenze di genere.
Cenerentola balla sola è stato il primo passo: l'uscita dal cassetto e il coraggio di affacciarsi al mondo.
Come primo passo è mediato da una sorta di timidezza espressiva di chi prova a manifestare all'esterno un mondo interiore, intimistico, con l'obbiettivo di essere una nuova Cenerentola che non necessita più di un principe, per quanto buono ed amabile, per poter danzare.
Con Inanna l'aspetto interiore lascia spazio a quello della relazione affettiva e sensuale.
La figura di Inanna, dea e regina dell'amore, della fecondità, della bellezza ma anche della guerra, diventa una sorta di pretesto letterario che conduce attraverso tre delle quatto fasi evolutive simboliche delle donne: le gioie dell'amore, la delusione e la sofferenza per l'incomprensione che segue tra mondo maschile e mondo femminile (gli inferi di Inanna) e la rinascita di una donna matura che potrebbe definirsi, citando la Pinkola Estés , come la que sabe, colei che sa.
Femina Versi si colloca quindi poco più in là: non guarda più solo dentro di sé e verso la sua relazione affettiva, ma guarda anche verso il mondo che la circonda.
Un mondo complesso, ambivalente, che da una parte le ha concesso anima, diritto di voto ed esistenza, dall'altra la relega a ruoli secondari, la limita con la cura dei figli e della casa e con la conseguente dipendenza economica a un uomo e ad una struttura sociale che chiama questo amore.
Ma Femina Versi non ha smesso di credere: a se stessa intanto e alla sua naturale femminilità e conseguente intelligenza.
Ha il coraggio della parola: ha esorcizzato i suoi fantasmi, è stata negli inferi, ha amato (tanto), ha perso (spesso) e perdendo ha scoperto di aver conquistato molto.
Ora Femina Versi è pronta per un nuovo viaggio e userà la magia della parola per esprimere ciò che la natura femminile è: per essenza, senza mediazioni e come proprio diritto.
Femina Versi, Ed. Simple 2013
-