Sono in pieno fervore i preparativi per la processione di Pasqua, la Semana Santa, ed è essenziale insegnare alle giovani generazioni l’arte di portare in giro per la città le statue religiose, di farle scorazzare per il centro come amuleti, come ombrelli giganti sotto i colpi della crisi, della disoccupazione, della scomparsa dei valori (economici). Ed ecco che è tutto un “Alla prossima giri a destra” o un “Parcheggi pure qui, abbiamo finito“.
La scuola guida per le processioni è durissima, non si ammette nessun errore, non sia mai si possa deviare la morale dal suo cammino retto. Assiste a passo d’uomo un mezzo dei servizi sociali del comune ed un mezzo della polizia. L’ordine non è casuale: Chiesa, potere, polizia. E la gente continua a camminare ai lati come nulla fosse, impegnata nel fare la spesa e nei piccoli problemi di sempre.
La Spagna è anche questo: gli estremi convivono in maniera pacifica, o quasi. Un giorno ti ritrovi un gay pride da 2 milioni di persone per strada, un giorno incroci la telecamera del telefonino con questi 30 ragazzotti trasportando una struttura prossima culla di santità.