La scuola italiana uccide la creativita’

Da Rossellagrenci

La scrittrice Silvia Vegetti Finzi scriveva così, qualche mese fa, riguardo la creatività nei bambini:

Nelle primarie di primo grado sono aumentate le ore di scuola ma i programmi restano tradizionali: il sapere prevale sul saper fare, il nozionismo sulla ricerca, il dovere sul piacere.

Poiché i bambini da 6 a 10 anni sono malleabili e obbedienti, è attraverso di loro che la società trasmette i modelli cognitivi e i contenuti culturali. Ma il modo con cui questo avviene finisce per incrementare il pensiero convergente, che usa procedure convalidate, a scapito del pensiero divergente che affronta nuovi percorsi. Il sistema stesso dei voti incoraggia il conformismo: i bambini capiscono subito che le loro prestazioni saranno premiate se corrispondono alle aspettative dell’ insegnante. La creatività prevede invece di possedere un bagaglio di competenze – solo Dio crea dal nulla – ma di prendere le distanze dal noto per procedere verso l’ignoto. L’ innovatore si sottrae alle richieste dell’ ambiente e si dispone all’ imprevisto. A un giovane pittore che, dinnanzi alla tela bianca chiede come iniziare, il maestro Zen risponde: «lascia che accada». Come un trapezista abbandona un manubrio prima di afferrare l’altro, il creativo resta per un attimo sospeso. Ci vuole coraggio per lasciarsi andare, osare, tentare. E i bambini lo sanno fare quando si sentono incoraggiati. Ma occorre che accanto al pensiero calcolante, finalizzato alla prestazione e al consenso, si accordino tempo e spazio all’ immaginazione. Anche se l’eureka non è mai garantito, la fantasia compensa, ripara, diverte e cura.

E’ questa la società futura che stiamo costuendo… ma è questo che vogliamo?


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