Vale anche per il vivere (perché, fino ad ora di che si parlava?). Iris Murdoch diceva che spesso, nella vita morale, le cose si fanno la seconda volta. Non serve mettere in campo second chance, discese ardite e risalite. E' così ogni giorno. Ed è vero anche per quelle seconde volte che talvolta è un bene non avere: "se non avessi detto quella cosa", "se non avessi fatto quel gesto", per certuni "se non avessi usato quella preposizione articolata". Forse, ora.Ci sono poi esperienze la cui prima volta non è proprio un granché, ma è la seconda quella che conta (o quantomeno quella da cui si inizia a contare, se conto c'è).La retorica della seconda opportunità è appunto tale se iscritta nell'ipotesi forzata della conversione. La seconda volta deve, per forza di cose, "imparare dagli errori" della prima. Se non c'è resurrezione, se la seconda volta non è seconda vita, non è. Ma le cose non stanno davvero così. Si fa e si rifà anche perché non c'è altro da fare: si va a tentoni, a tentativi ("provando e riprovando", era il motto dell'Accademia del Cimento, non a caso). Spesso la "scelta" non c'entra.
Ma forse è proprio questo che si può apprezzare: che in questo provare e riprovare venga alla luce una sorta di saggezza minima, quella per cui, prova che ti riprova, qualcosa comunque la si ha più chiara. Anche senza passare dalla strada all'attico, dalle stalle alle stelle - e ritorno.Tante volte, invece, la seconda volta è impossibile. Come diceva un film, uno dei film da rivedere:"Questa era soltanto la prima settimana di prove.""Il problema è che non ce ne sarà una seconda."Tante volte è la seconda volta il vero fiore non colto.